Per fronteggiare l'aumento dei costi per l'energia, cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi mesi, "due aziende romagnole su tre "rivedranno il listino prezzi e abbasseranno il riscaldamento sui luoghi di lavoro". È quanto emerge da un'indagine del Centro Studi di Confindustria Romagna condotta a metà ottobre tra gli associati delle tre province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena.
Al sondaggio, spiega l'associazione, hanno risposto un centinaio di attività di ogni settore e dimensione, che nel terzo trimestre dell'anno hanno subito in media, rispetto allo stesso periodo del 2021, "un rincaro dei costi energetici del 185% e delle materie prime del +44%". Di fronte a simili numeri, evidenzia il rapporto, il 69% delle aziende intervistate ha deciso di "aggiornare il proprio listino prezzi, il 52% ha detto che interverrà sull'efficientamento energetico e il 14% che rafforzerà i rapporti tra le filiere.
Per quanto riguarda invece l'organizzazione interna dell'atività, il 63% delle imprese ha ridotto o prevede di ridurre la temperatura in uffici e stabilimenti mentre diverse realtà stanno rivedendo gli orari (10%) e i turni (11%). Inoltre anche il ricorso allo smart working, viene ritenuto uno strumento valido (17%) insieme al monitoraggio degli sprechi (17%).
"Nelle risposte - osserva il presidente di Confindustria Romagna - Roberto Bozzi intravediamo, nonostante tutto, una nota positiva che prescinde dal contesto internazionale: fiducia nei collaboratori, rapporti consolidati con i clienti e i fornitori, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. - - Tutti elementi che fanno sì che le aziende non attendano solo interventi di aiuto esterno ma attingano a forze interne: quella che oggi chiamiamo resilienza".
Guardando al futuro, l'82% delle aziende conta di mantenere i propri programmi di investimento, una piccola parte modificherà i piani iniziali a favore di investimenti sull'autonomia energetica e le fonti rinnovabili, e solo il 5% non intende effettuare alcun investimento.
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