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Filippo e Filippino Lippi, il "caso" di un padre e un figlio

Filippo e Filippino Lippi, il "caso" di un padre e un figlio

Ai Musei Capitolini mostra con 26 capolavori del Rinascimento

ROMA, 14 maggio 2024, 18:56

di Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso straordinario di un padre e un figlio, entrambi pittori e disegnatori di eccezionale talento. L'uno, grande amante delle donne, amatissimo da Cosimo de' Medici, maestro delle più belle Madonne del '400. L'altro, allievo del Botticelli ed erede del talento del padre, che spinto da Lorenzo il Magnifico diventa l'interprete del gusto nella Roma di fine Quattrocento e firma la Cappella Carafa a Santa Maria sopra Minerva. È il racconto di Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell'arte del Rinascimento, mostra promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Associazione MetaMorfosi, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, che dal 15 maggio al 25 agosto porta ai Musei Capitolini, nelle sale di Palazzo Caffarelli, 26 capolavori, molti dei quali mai visti nei grandi circuiti di pubblico e con prestiti eccezionali. "Una mostra - spiega l'assessore alla cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor - in cui riprendiamo la serie di esposizioni dedicate ai grandi protagonisti del Rinascimento che hanno avuto relazioni con la nostra città. Questa in particolare - aggiunge - segue un percorso artistico che è anche relazione familiare" e da modo "di riflettere sull'importanza del mecenatismo e sulle relazioni tra politica e arte, istituzioni e cultura". Cosa rende unico il frate carmelitano Filippo Lippi (Firenze 1406 - Spoleto 1469)? Il suo talento di "trasporre la spiritualità divina nel mondo mondano e la mondanità nel mondo spirituale", racconta la curatrice della mostra Claudia La Malfa, tra i ghiotti aneddoti del Vasari, che lo raccontano in fuga dal Palazzo di Cosimo de' Medici per inseguire la sua passione per il gentile sesso. Con il figlio Filippino (Prato 1457 - Firenze 1504), nato dall'amore tra il Maestro ormai ultracinquantenne e la diciassettenne monaca Lucrezia Buti, ricostruisce il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, ci si traghetta invece "nel pieno Rinascimento di fine '400". Filippino, dice, fu "tra i primi a calarsi (letteralmente) all'interno della Domus Aurea e tra gli inventori del 'nuovo' stile delle grottesche". La mostra porta così a Roma capolavori di Filippo Lippi come la Madonna Trivulzio del Castello Sforzesco di Milano e la Madonna con angeli e committente della collezione Cini di Venezia, accanto alle due piccole tavole degli Uffizi, raramente esposte al pubblico, con l'Annunciazione della Vergine e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista o i due grandi Santi Agostino e Ambrogio, Gregorio e Girolamo della Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Torino. Del figlio Filippino Lippi ecco il disegno dall'Accademia di Venezia con l'ingegnosa invenzione per la chiesa di Santa Maria sopra Minerva e soprattutto il capolavoro dell'Annunciazione e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista dei Musei civici di San Gimignano (SI). Per l'occasione, racconta il presidente di MetaMorfosi Luca Folena, i due separati tondi su tavola sono stati "al centro di un eccezionale progetto di restauro e conservazione, con due apposite teche che verranno poi ricollocate nei Musei di San Gimignano". E poi ancora, stampe, disegni sempre dagli Uffizi e dall'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, documenti dagli archivi di Firenze e di Spoleto in cui si narra anche, non senza una certa ironia, la storia del rapimento di Lucrezia Buti dal convento di Prato. "È importante sostenere le istituzioni quando realizzano mostre così importanti", conclude Federico Mollicone, ricordando "in qualità di presidente della Commissione cultura alla Camera", la legge incardinata e "in discussione nei prossimi giorni", per "rendere più certo il percorso di prestito e la valorizzazione delle opere, soprattutto quelle nei depositi".

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