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Favole di luce, dove regna la fantasia

Favole di luce, dove regna la fantasia

Al Maxxi gli esperimenti di Nino Migliori con i bimbi del Mast

ROMA, 12 giugno 2018, 17:21

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA - Non c'è niente di meglio della fantasia più sfrenata per raccontare la straordinarietà della vita: lo dimostrano le "Favole di luce" che i bambini del nido scuola Mast di Bologna hanno realizzato sotto la guida del fotografo Nino Migliori e che ora sono in mostra a Roma dal 12 giugno al 22 luglio nello Spazio Extra del Maxxi. Una confusione allegra e creativa regna nell'esposizione, che presenta il risultato del laboratorio condotto in 2 anni e mezzo da Migliori, grande artista e ricercatore instancabile, per insegnare a bimbi tra i 3 i 5 anni le tecniche off-camera da lui inventate tra il 1940 e il 1970. Le ossidazioni, i cellogrammi, i fotogrammi, i lucigrammi e i polarigrammi sono i procedimenti appresi nel corso che hanno permesso ai piccoli artisti di trovare nel linguaggio fotografico un alleato per liberare il proprio estro. Le 87 opere esposte - piene di piccole sagome in movimento, alberi, foglie, cuori, ingranaggi, piedi, cani, chiavi inglesi, orsacchiotti, pezzi staccati o assemblati - sono il frutto del lavoro dei bambini, alle prese con lenti polarizzate, fogli di cellophane, lastre di plexiglass, carta fotografica, fonti luminose, camere oscure. Il risultato è sorprendente, perché grazie all'approccio maieutico di Migliori i piccoli sono passati dalla mera tecnica alla narrazione di storie, scoprendo il mezzo fotografico come divertente forma di scrittura per rappresentare se stessi e i propri pensieri. "Questi bambini hanno dimostrato una capacità incredibile di percepire in libertà, prima ancora di ogni condizionamento, la possibilità di espressione: dopo aver acquisito le tecniche, hanno raccontato storie e offerto interpretazioni poetiche", spiega Migliori a Roma, "fino a ora avevo interagito con i bambini solo per periodi brevi: invece grazie al laboratorio ho imparato più in questi 2 anni e mezzo con loro che in 70 anni di vita fotografica".
   

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