Quando una marionetta o un
burattino rompe la "quarta parete" - ovvero la capacità di
coinvolgimento emotivo di uno spettacolo ben riuscito, capace di
immergere lo spettatore nella storia messa in scena - conquista
la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di
sfumare la divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita.
A capirlo sono stati quegli artisti, protagonisti del mondo
dell'Arte e Teatro di figura, che hanno guardato al "gioco
creativo" come a una fonte di ispirazione estetica per cercare
nuove modalità di espressione visiva. 'Marionette e avanguardia'
è il tema della mostra che Palazzo Magnani, a Reggio Emilia,
propone dal 17 novembre al 17 marzo, a cura di James Bradburne.
Ad accogliere i visitatori ci saranno i costumi a grandezza
naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto
coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono
in scena a Parigi nel 1917. Poi una folla di puppets: le
marionette (manipolate dall'alto) e i burattini (manipolati da
basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli
Arlecchino della Commedia dell'Arte, a quelle di Otello Sarzi.
Il modo in cui gli oggetti possono essere portati in vita e
le conseguenze della loro autonomia hanno affascinato tanti
artisti italiani, come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato
Depero: le marionette esprimevano un'estetica macchinica, erano
astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale,
catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e
mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico. Grazie
alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di
Kleist 'Sul teatro delle marionette' (1810), le marionette, i
giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale
della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA