(di Ida Bini)
Dallo spagnolo all'inglese, dal
giapponese al cinese: sono tante le lingue in cui le parole
italiane possono essere oggetto di fraintendimenti, ed è bene
saperlo prima di partire per un viaggio. Preply, la piattaforma
online di apprendimento delle lingue, ne ha selezionate alcune
per evitare le insidie linguistiche e aiutare i turisti
italiani. Sono infatti numerosi i vocaboli e le espressioni
della nostra lingua che in altre idiomi, seppur simili, hanno un
significato differente da ciò che si immagina. In spagnolo, per
esempio, la parola 'burro' significa asino e, per estensione,
nel linguaggio gergale, una persona incivile e non troppo
sveglia. Anche spostandosi Oltreoceano si rischiano
fraintendimenti: tra Messico e Honduras la 'mensa' è una ragazza
un po' ottusa, mentre in Argentina 'orto' è la parola che si usa
per indicare il fondoschiena. Se siete campeggiatori o
viaggiatori on the road sappiate che la parola italiana 'tenda'
è molto simile al vocabolo spagnolo 'tienda', che significa
negozio; se avete bisogno di un controllo all'automobile dovrete
chiedere di un 'mecánico' e non di un'officina, parola che
invece indica l'ufficio.
Per evitare fraintendimenti alla reception di un hotel in cui si
parla inglese è meglio chiedere una 'room' e non una 'camera':
quest'ultima parola, infatti, significa macchina fotografica.
Attenzione anche a cercare un 'costume' in negozio: in inglese
il vocabolo non indica il bikini ma gli abiti teatrali o di
carnevale. Anche a tavola è bene stare attenti: se ordinate
'peperoni' negli Stati Uniti vi porteranno salame piccante,
tipico condimento della pizza. Negli USA e nel Regno Unito
chiedere 'latte' al bar potrebbe riservare sorprese: questa
bevanda consiste, infatti, in un'abbondante tazza di
caffellatte. Attenzione anche ad altri vocaboli per non cadere
in imbarazzi: se chiedete dov'è il 'bagno' potrebbero pensare
che volete informazioni su un bordello; 'bimbo', poi, nel
linguaggio gergale significa svampito.
Se viaggiate in Oriente, sappiate che nei ristoranti e nei bar
di Tokyo e Kyoto, quando si fa un brindisi, l'espressione più
usata è 'kanpai' che, letteralmente, vuol dire 'bicchiere
asciutto'. In assoluto è meglio evitare di alzare i calici
dicendo 'cin-cin', che è molto simile alla parola giapponese
'chinchin' che indica il pene. Sempre restando in Oriente, è
bene sapere che il suono di alcune parole italiane può
confondere le orecchie dei parlanti cinesi: un semplice 'ciao'
può essere scambiato con 'cao', che si pronuncia tzao e
significa 'vai a quel paese'. Al contrario, deve preoccupare
meno dare del 'genio' a una persona: questo termine ricorda
'zhenniu', che vuol dire molto bravo.
Per non incappare in errori o imbarazzi, prima di partire per un
Paese estero è consigliabile conoscere qualche parola base: è
sufficiente ascoltare musica o un film con i sottotitoli per
farsi un'idea anche della cultura pop del Paese in cui si
viaggerà. Inoltre, se si ha la fortuna di conoscere amici che si
sono già recati in quella destinazione, è utile chiedere
consigli non solo sui luoghi da non perdere, ma anche su
possibili ostacoli linguistici, incluse parole ed espressioni
italiane che vogliono dire altro.
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