(di Francesco Rodella)
Un'amicizia lunga decenni e un
debole in comune per Barcellona. C'è un doppio filo a unire tra
loro le traiettorie di Pablo Picasso e Joan Miró, miti artistici
della Spagna celebrati in modo speciale in questo 2023, a 50
anni dalla morte del primo e 40 dalla scomparsa del secondo. Gli
intrecci tra i due sono ora raccolti in una grande mostra
ospitata nella città catalana fino al prossimo 25 febbraio, a
cura della Fondazione Joan Miró e del Museo Picasso. Un percorso
unico, con oltre 250 tra opere d'arte e documenti firmati da
entrambi, che lega virtualmente tra loro anche due zone simbolo
di Barcellona, Montjuic ed El Born, dove si situano le due
istituzioni.
Nato nel 1881, Picasso era di 12 anni più anziano rispetto a
Miró ed era stato per lui un punto di riferimento già dagli
esordi. Il primo contatto diretto tra i due ebbe luogo a Parigi
nel 1920, per lo più grazie a un pretesto curioso: la missione
affidata al futuro maestro d'avanguardia catalano dalla madre di
Picasso, conosciuta proprio a Barcellona, di portare al figlio
un pacchetto. L'incontro fu particolarmente propizio: già allora
il pittore andaluso scorse in quel giovane un grande talento.
Da quel momento in poi, l'amicizia tra i due non si sarebbe più
spenta: un rapporto - spiegano due delle curatrici della mostra,
Teresa Montaner e Sònia Villegas - mai segnato da "rivalità",
seppur coltivato da due artisti diversi "come il sole e la
notte". Per oltre 50 anni visite, messaggi e scambi di regali,
come le due opere di Miró conservate da Picasso o i libri
dedicati da quest'ultimo al collega catalano, sarebbero stati
una costante. Un legame che ha quindi oltrepassato i periodi
storici e artistici attraversati da entrambi, riflessi nella
mostra da un'ampia varietà di quadri e sculture (alcuni prestati
da altri musei): tra questi spiccano 'Le tre Ballerine' (Tate
Gallery) e 'Las Meninas' di Picasso o 'The Farm' (National
Gallery Of Art di Washington) e 'Femme, oiseaux, étoile [Omaggio
a Pablo Picasso]' (Museo Reina Sofía) di Miró.
Come se si trattasse di "un romanzo" intessuto a cavallo delle
traiettorie vitali di entrambi, per usare le parole del
direttore del museo Picasso Emmanuel Guigon in una presentazione
a giornalisti, la mostra si sviluppa quindi lungo percorsi
alternativi, ma complementari, sia alla Fondazione Miró sia al
Museo Picasso: il visitatore può scegliere se seguirli entrambi
o limitarsi a uno dei due.
Un altro asse lungo cui si sviluppa l'esposizione
'Miró-Picasso', aggiunge la curatrice Elena Llorens, è quello
dell'istinto di entrambi gli artisti a cercare di "spingere
sempre un po' più in là i limiti della propria arte". Ricerche
portati avanti in maniera indipendente dopo un periodo di comune
immersione nell'atmosfera del Surrealismo parigino degli anni
'20: per questo, sostiene la collega Margarida Cortadella, è
corretto parlare "di due artisti che hanno condiviso mondi" più
che di pittori "influenzatisi" a vicenda.
Se per Guigon quella ospitata a Barcellona è una mostra
"necessaria ed evidente", il direttore della Fondazione Miró,
Marko Daniel, sottolinea che si tratta di un progetto "unico" ma
con due rami dotati di "sensibilità" propria, anche per le
caratteristiche dei luoghi che li ospitano. Un punto in cui lo
spirito condiviso da Picasso e Miró emerge con particolare forza
è quello che racconta l'impegno di entrambi contro il franchismo
ai tempi della Guerra civile spagnola, con le celebri opere di
Guernica del primo ed 'El Segador' del secondo realizzate in
occasione dell'Expo di Parigi del 1937: lavori impossibili da
includere (uno per le difficoltà di spostamento, l'altro in
quanto andato perduto) ma la cui rievocazione risulta
irrinunciabile.
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