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Dai Bitcoin all'IA, il futuro è sempre più energivoro

Dai Bitcoin all'IA, il futuro è sempre più energivoro

Gatti (PoliMi): 'Domande aperte sull'impatto ambientale"

ROMA, 18 marzo 2024, 14:09

di Titti Santamato

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

L'impegno di sostenibilità ed emissioni zero preso da tutti i big della Silicon Valley potrebbe essere infranto proprio dalla corsa alle nuove tecnologie come l'Intelligenza artificiale. Insieme alla creazione dei Bitcoin e ai data center che lavorano a pieno regime spingono infatti la domanda di energia mettendo a dura prova la transizione ecologica.

Secondo un documento dell'Università di Washington dello scorso dicembre, centinaia di milioni di interrogazioni su ChatGpt possono costare circa 1 gigawattora al giorno, equivalente al consumo energetico di 33mila famiglie statunitensi. Come riporta uno studio dell'Onu, generare Bitcoin - la criptomoneta che proprio qualche giorno fa ha raggiunto la valutazione record di 71 mila dollari - nel biennio 2020-2022 ha consumato 173.42 Terawattore di elettricità (l'Italia ne consuma 295), se fosse una nazione sarebbe la 27esima al mondo. E i data center, spina dorsale dei sistemi cloud, secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia consumano circa l'1% della domanda globale di elettricità contribuendo allo 0,3% delle emissioni globali di CO2.

"Come può il mondo raggiungere l'obiettivo di zero emissioni se continua a inventare nuovi modi per consumare energia?", è l'interrogativo che si è posto nei giorni scorsi la rivista The New Yorker, che in un articolo riporta le stime del sito Digiconosmist: se Google, ad esempio, dovesse in futuro integrare l'IA generativa in ogni ricerca il consumo di elettricità salirebbe a circa 29 miliardi di kilowattora l'anno, una quantità superiore a quella consumata da molti paesi tra cui Kenya, Guatemala e Croazia.

"Gli strumenti di intelligenza artificiale sono molto eterogenei, alcuni di questi richiedono piccole capacità di calcolo mentre quelli di IA generativa richiedono grandissima capacità e quindi una grande mole di energia, dall'impatto ambientale non trascurabile - spiega all'ANSA Nicola Gatti, professore ordinario di Intelligenza Artificiale al Politecnico di Milano e responsabile dell'Osservatorio Artificial Intelligence - Una tra le tante sfide che la comunità scientifica deve affrontare è rendere questi modelli più specifici e di conseguenza più piccoli: questo potrebbe consentirne la riduzione dell'impatto ambientale".

Secondo i media americani, per soddisfare le esigenze energetiche dei futuri piani tecnologici OpenAi, la società madre di ChatGpt, sta investendo in energia a basso costo dal nucleare; anche Microsoft sta cercando professionalità ad hoc che permettano la costruzione di mini reattori su cui basare i progetti legati ad IA e cloud.

"Lo sviluppo delle tecnologie digitali ha permesso il miglioramento di molti processi, incluso la produzione di beni, riducendo complessivamente il consumo di energia e l'impatto ambientale. Ma proprio la produzione di alcuni sistemi fondamentali per lo sviluppo di alcune tecnologie lascia domande aperte dal punto di vista dell'impatto ambientale, in particolare la produzione e l'utilizzo di batterie per i dispositivi elettronici", conclude Gatti.  

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