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Energia da record dalla pulsar del Granchio

Energia da record dalla pulsar del Granchio

Rilevata dai telescopi Magic, con il contributo di ricercatori italiani

LAS PALMAS, 17 gennaio 2016, 23:35

Redazione ANSA

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Emissione record dalla pulsar del Granchio (fonte: J. Hester-ASU et al., CXC, HST, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Emissione record dalla pulsar del Granchio (fonte: J. Hester-ASU et al., CXC, HST, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Emissione record dalla pulsar del Granchio (fonte: J. Hester-ASU et al., CXC, HST, NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' un'emissione energetica da record, quella che è stata rilevata dalla pulsar al centro della nebulosa del Granchio, posta a circa 6.000 anni luce da noi. A scoprire questo flusso dalla straordinaria energia è stata la coppia di telescopi Magic installata alle Canarie, a cui collabora anche l'Italia attraverso i ricercatori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) guidati da Barbara De Lotto e i ricercatori dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) coordinati da Angelo Antonelli.

La pulsar del Granchio, tra gli oggetti celesti più studiati dagli astronomi, è il residuo dell'esplosione di una grande stella (supernova) registrata nel 1.054. Come tutte le pulsar è molto densa, e concentra la sua massa (pari a una volta e mezzo la massa del Sole) in una sfera di pochi chilometri di diametro. Ruotando rapidamente su se stessa (circa 30 giri al secondo), la pulsar del Granchio produce un campo magnetico molto intenso, emettendo un segnale pulsato simile a quello di un faro.

Finora si pensava che alle più alte energie questa emissione non dovesse più avvenire, ma a smentire questa ipotesi ci hanno pensato le osservazioni dei telescopi Magic, durate oltre 300 ore tra ottobre 2007 e aprile 2014.

I nuovi dati dimostrano ''che l'emissione nei raggi gamma della pulsar del Granchio si spinge ad energie ancora più elevate, ben 100 volte maggiori delle precedenti misure'', afferma Roberta Zanin, ricercatrice all'Università di Barcellona che ha partecipato allo studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics. Questa scoperta, spiega Zanin, ''fa vacillare i processi fisici finora ritenuti responsabili della produzione di radiazione così altamente energetica nelle stelle di neutroni''.

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