L’eruzione esplosiva del vulcano Kilauea alle Hawaii, avvenuta nel 2018, appartiene ad una nuova categoria: il meccanismo è simile a quello alla base dei razzi giocattolo, dove calpestando un airbag collegato a un tubo si lancia un piccolo razzo in aria. In questo caso, a causare un improvviso aumento di pressione è stato il crollo del terreno soprastante, che ha fatto esplodere nell'aria pennacchi di frammenti di roccia e gas caldo. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e guidato dall’Istituto Geologico degli Stati Uniti (Usgs): comprendere i meccanismi esatti delle eruzioni passate consente ai vulcanologi di fare previsioni migliori su quelle future e di fornire un’assistenza più efficace alla popolazione che vive nelle vicinanze.
I ricercatori guidati da Josh Crozier hanno analizzato la dinamica di 12 esplosioni consecutive avvenute a maggio 2018, nel corso dell’eruzione del Kilauea. Per la maggior parte, le eruzioni vulcaniche esplosive sono guidate principalmente dalla risalita del magma, dalla vaporizzazione delle acque sotterranee o da una combinazione delle due cose, ma gli eventi studiati non si adattavano a questa descrizione. “Queste eruzioni sono piuttosto interessanti in quanto non sembrano coinvolgere nessuno dei due meccanismi”, dice Crozier. “Il materiale eruttivo conteneva pochissimo magma fresco e non ci sono prove di un coinvolgimento delle falde acquifere sotterranee”.
Mettendo insieme tutti i dati raccolti, gli autori dello studio hanno quindi proposto una nuova spiegazione. Prima delle esplosioni, il magma stava lentamente defluendo dal serbatoio sotterraneo grazie a diverse colate di lava situate più in basso lungo le pendici del vulcano. Una volta svuotato il serbatoio, il terreno sopra di esso è collassato improvvisamente, facendo aumentare drasticamente la pressione nel deposito di gas che si era accumulato: ecco dunque che l’aumento di pressione ha spinto i frammenti di rocce fuori, provocando le esplosioni.
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