Entro il 2099 oltre il 40% dei vertebrati che vivono sulla terraferma potrebbe essere messo in pericolo dalle ondate di calore estremo dovuto alla crisi climatica in atto. A indicarlo è uno studio pubblicato su Nature e coordinato da Gopal Murali, dell’Università dell’Arizona a Tucson, che dimostra che le ripetute ondate possono rappresentare una pericolosa fonte di stress per moltissime specie in tutto il pianeta.
Negli ultimi decenni si sono fatte sempre più frequenti le cosiddette ondate di calore estremo, ossia periodi di almeno 6 giorni con temperature molto superiori alla media locale del periodo: le abbiamo sperimentate in Italia più volte nell’anno così come in India e Pakistan con temperature sopra i 50 gradi o in Gran Bretagna dove si sono superati i 40 gradi a luglio. Si tratta di fenomeni strettamente connessi alla crisi climatica e che – essendo rapide e forti variazioni – hanno un forte e finora poco studiato impatto anche sul mondo animale. A indicarlo è lo studio pubblicato su Nature che spiega come le ondate di calore colpiscono la fauna selvatica inducendo un forte stress, e di conseguenza porta alla riduzione della riproduzione e alla riduzione della popolazione. Prendendo a riferimento 3 possibili scenari climatici futuri – uno in cui il riscaldamento globale si attesterà nel 2099 a 4,4 gradi rispetto ai livelli preindustriali, uno a 3,6 e infine l’ultimo a 1,8 gradi – i ricercatori hanno stimato che nel primo scenario a soffrire di forte stress sarà il 41% dei vertebrati, il 29% nel secondo scenario e il 6% nell’ultimo. Ad essere a maggior rischio, considerando il primo scenario, saranno anfibi (il 55%) e rettili (51%) mentre a soffrire meno saranno mammiferi (31%) e uccelli (26%).
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