Bisogna creare un organismo intergovernativo per gestire rischi e benefici delle nuove tecnologie digitali come ChatGPT e i social network, che rappresentano ormai una sfida tanto grande e complessa quanto quella del cambiamento climatico per cui le Nazioni Unite hanno istituito l'Ipcc. A lanciare questo appello sulla rivista Nature è un gruppo di esperti americani guidati da Joseph Bak-Coleman della Columbia University di New York.
Il loro articolo di commento evidenzia come i motori di ricerca, i social media, i servizi di banking online e perfino i nuovi modelli di linguaggio come ChatGPT stiano portando grandi benefici alla società, ma non senza rischi. "L'uso di queste tecnologie ha conseguenze difficili da prevedere che abbracciano generazioni e continenti", scrivono gli esperti. "Così come il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) conduce valutazioni del cambiamento ambientale globale che ispirano politiche basate sull'evidenza, è ora necessario un gruppo analogo per comprendere e affrontare l'impatto delle tecnologie dell'informazione emergenti sui sistemi sociali, economici, politici e naturali del mondo”.
Secondo gli esperti guidati da Bak-Coleman, le aziende tecnologiche ricorrono a delle "tattiche per influenzare il dibattito sugli strumenti che stanno sviluppando" e i dati richiesti da ricercatori e organizzazioni indipendenti per valutare e mitigare i rischi associati generalmente non vengono resi disponibili. Da questo punto di vista, un gruppo intergovernativo potrebbe avere maggiore peso e risultare più efficace nel convincere le aziende tecnologiche a condividere i propri dati.
Un'iniziativa simile a quella proposta, spiegano gli esperti, è già nata a Washington: si tratta dell'organizzazione senza scopo di lucro PeaceTech Lab, guidata da dirigenti che collaborano (o hanno collaborato in passato) con Microsoft, Amazon e Facebook. "Ci chiediamo, però, se un simile gruppo può lavorare in maniera indipendente", sottolineano gli esperti.
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