Nel 10% delle persone che sviluppano la sclerosi multipla, spie della malattia compaiono nel sangue già diversi anni prima dei sintomi: si tratta di particolari anticorpi che, invece di attaccare i patogeni esterni, aggrediscono le cellule del corpo, spiegando gli attacchi immunitari a cervello e midollo spinale che sono un segno distintivo della sclerosi multipla. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine e guidata dall’Università della California a San Francisco, consentirebbe di individuare la malattia con un semplice test del sangue in fasi molto precoci, permettendo quindi di iniziare tempestivamente i trattamenti che ne rallentano la progressione, aumentandone l’efficacia.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, caratterizzata da una reazione anomala delle difese immunitarie. Si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 2,8 milioni in tutto il mondo, di cui 1,2 milioni in Europa e quasi 140.000 in Italia, e la sua diagnosi richiede di solito un’attenta analisi delle scansioni cerebrali effettuate tramite risonanza magnetica.
Per capire se fosse possibile semplificare questa procedura, i ricercatori coordinati da Michael Wilson hanno analizzato il sangue di 250 pazienti affetti da sclerosi multipla, dei quali erano presenti anche analisi effettuate cinque o più anni prima in occasione dell’arruolamento nell’esercito, e hanno confrontato i risultati con quelli di 250 veterani sani. Gli autori dello studio si aspettavano di trovare un significativo aumento degli anticorpi presenti in corrispondenza della comparsa dei primi sintomi: invece, in 1 caso su 10 l’abbondanza di anticorpi era rilevabile già molti anni prima, insieme ad altri segnali di una guerra immunitaria in corso, come proteine che vengono rilasciate quando i neuroni si distruggono.
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