Accelera la ricerca di nuove terapie per ridurre i deficit cognitivi e comportamentali dei bambini nati gravemente pretermine: questo grazie a un nuovo modello animale che permette di studiare in laboratorio gli effetti neurologici causati dalla carenza dell’ormone Igf-1 tipica dei prematuri. Il modello sperimentale, che ha già permesso di identificare un farmaco in commercio potenzialmente utile come trattamento, è stato sviluppato dall'Istituto Italiano di Tecnologia insieme all'Irccs Gaslini di Genova, con uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances.
“I neonati gravemente pretermine, cioè nati prima di 32 settimane di gestazione, vanno incontro a complicanze dovute allo sviluppo incompleto degli organi", spiega Luca Ramenghi, direttore Uoc Patologia Neonatale e Dipartimento Materno Neonatale dell’Istituto Gaslini. "A questi problemi si aggiunge il 'distacco' precoce dalla placenta materna, che priva questi prematuri del supporto di alcune sostanze fondamentali per lo sviluppo, come l’Igf-1, ormone che svolge un ruolo fondamentale nella crescita di molte cellule del corpo, tra cui quelle cerebrali".
Gli effetti neurologici sono stati riprodotti per la prima volta nei topi di laboratorio dall’unità Brain Development and Disease dell’Iit, coordinata da Laura Cancedda, grazie al contributo del laboratorio Core Facilities di Proteomica del Gaslini. L'affidabilità del modello è stata poi verificata da un gruppo di ricercatori del Gaslini guidati da Ramenghi, attraverso dei test clinici condotti in parallelo su pazienti di cinque anni.
Lo studio "conferma l’effetto protettivo dell’Igf-1 sullo sviluppo cerebrale dei neonati prematuri - afferma il direttore scientifico del Gaslini Angelo Ravelli - e sottolinea l’utilità di trial terapeutici internazionali basati sulla somministrazione di questo ormone ai nati pretermine, uno dei quali è già in atto presso il Gaslini. I risultati della ricerca evidenziano anche la necessità di creare una 'placenta artificiale', capace di ridurre gli effetti negativi di una nascita troppo anticipata”.
Sulla base di questi risultati, i ricercatori dell’Iit hanno anche identificato un farmaco già in uso come antiepilettico che migliora i deficit cognitivi e comportamentali nel modello preclinico: si tratta del ganaxolone, già approvato dalla Food and Drugs Administration statunitense, fatto che consentirebbe di accorciare i tempi per il suo impiego.
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