Svelato il meccanismo-chiave alla base dell’obesità, una condizione patologica che riguarda quasi 1 miliardo di persone in tutto il mondo: nonostante sia legata anche a dieta ed esercizio fisico, il colpevole delle disfunzioni metaboliche è un singolo gene, che provoca lo smantellamento dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, costringendoli a dividersi in mitocondri più piccoli e molto meno efficienti. Lo ha scoperto uno studio, condotto su topi, che è stato pubblicato sulla rivista Nature Metabolism e guidato dall’Università della California a San Diego. Il risultato apre la strada allo sviluppo di terapie mirate contro l’aumento di peso, che inducano le cellule a bruciare maggiori quantità di grassi.
L’obesità si verifica quando il corpo accumula troppo grasso, che viene immagazzinato principalmente nel tessuto adiposo. Nel caso di squilibri calorici, la capacità delle cellule adipose di bruciare energia inizia a diminuire, motivo per cui può essere difficile per le persone obese perdere peso. Ciò che dà il via a queste anomalie metaboliche, però, è rimasto finora un grande mistero, per risolvere il quale i ricercatori coordinati da Alan Saltiel hanno iniziato a nutrire i topi con una dieta ricca di grassi.
Hanno così scoperto un fenomeno insolito: in seguito ad una dieta eccessivamente calorica, i mitocondri contenuti nelle cellule del tessuto adiposo si frammentano, dividendosi in strutture più piccole e capaci di bruciare meno grassi. In più, gli autori dello studio hanno anche capito che l’intero meccanismo è guidato da un solo gene: eliminandolo, sono infatti riusciti a proteggere i topi dall'aumento di peso indotto dalla dieta. “Il sovraccarico calorico dovuto all’eccesso di cibo può portare ad un aumento di peso e innesca anche una cascata metabolica che riduce il consumo di energia, peggiorando ulteriormente l’obesità”, spiega Saltiel: “Il gene che abbiamo identificato è una parte fondamentale della transizione dal peso sano a quello patologico”.
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