Stampato in 3D il primo lembo di pelle umana dotato di follicoli piliferi, elementi tutt'altro che superflui e di fatto molto importanti per la regolazione della temperatura corporea, la guarigione delle ferite e l'assorbimento di creme e pomate. Il risultato, pubblicato su Science Advances dal Rensselaer Polytechnic Institute di New York, offre la possibilità di creare nuovi modelli di pelle su cui testare più velocemente i farmaci a uso topico (come quelli anti-calvizie). Segna inoltre una svolta nel campo dei trapianti e della medicina rigenerativa, aprendo la strada alla produzione di innesti di pelle che permettano la ricrescita di peli e capelli per un migliore risultato estetico.
“Il nostro lavoro dimostra che le strutture dei follicoli piliferi possono essere create in modo altamente preciso e riproducibile utilizzando la biostampa 3D", afferma il coordinatore dello studio, Pankaj Karande. "La ricostruzione dei follicoli piliferi usando cellule di derivazione umana è stata storicamente una sfida. Alcuni studi hanno dimostrato che se queste cellule vengono coltivate in un ambiente tridimensionale, possono potenzialmente dare origine a nuovi follicoli piliferi o fusti piliferi, e il nostro studio si basa su questo lavoro”.
I team di Karande (che in precedenza era già riuscito a stampare la pelle con vasi sanguigni funzionanti) ha fatto moltiplicare in provetta le cellule della pelle e dei follicoli, per poi utilizzarle per creare un 'bioinchiostro'. Grazie a un ago estremamente sottile, questo inchiostro di cellule viventi è stato depositato strato dopo strato producendo un lembo di pelle contenente dei canali destinati ad accogliere le cellule dei peli. Col passare del tempo, le cellule della pelle migrano in questi canali e circondano le cellule del pelo formando una struttura follicolare simile a quelle presenti nella pelle naturale.
Al momento questa pelle con follicoli stampata in 3D sopravvive dalle due alle tre settimane, un tempo non sufficiente per permettere lo sviluppo del fusto del pelo. Per questo motivo i ricercatori intendono perfezionare il risultato in modo da ottenere la piena maturazione del follicolo: per raggiungere l'obiettivo serviranno però diversi anni.
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