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Coronavirus, che cosa impariamo dalla Cina sulla seconda ondata

Coronavirus, che cosa impariamo dalla Cina sulla seconda ondata

Tamponi e test sono la prima linea di difesa, cruciali per contenere i focolai

18 giugno 2020, 08:59

Enrica Battifoglia

ANSACheck

Pechino alle prese con nuovi focolai di Covid-19 © ANSA/EPA

Pechino alle prese con nuovi focolai di Covid-19 © ANSA/EPA
Pechino alle prese con nuovi focolai di Covid-19 © ANSA/EPA

Ha visto nascere la pandemia di Covid-19 e per prima è riuscita a bloccarla, superando la prima ondata, ma la battaglia per la Cina non è affatto chiusa come non è per il resto del mondo perché il nuovo coronavirus è tutt'altro che sconfitto e sta continuando a circolare. Guardare alla Cina in questo momento è importante per capire il comportamento di un virus ancora quasi del tutto sconosciuto e mettere in atto in tempo utile le contromisure più efficaci.

"Adesso dall'Italia dobbiamo guardare al resto del mondo, proprio come fino a non molto tempo da tutto il mondo si guardava all'Italia", ha osservato il fisico Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook "Coronavirus-Dati e analisi scientifiche". In Italia, ha proseguito, "le cose stanno andando indubbiamente bene e i focolai comparsi finora sono stati bloccati", ha osservato Sestili. Guai, però, a cantare vittoria. "Sentirci troppo sicuri potrebbe portarci ad allentare la tensione", ha detto ancora il fisico. Basta infatti guardare alla situazione nel mondo per capire che "l'emergenza non è affatto superata: nel mondo i casi sono ormai oltre otto milioni casi e continuano ad aumentare. Il virus si diffonde velocemente, come è evidente quanto sta accadendo in Sud America e in alcuni Paesi asiatici".

Se America e Sud America sono oggi l'epicentro della pandemia e si trovano ancora nel pieno della prima ondata, "l'Europa ha superato la prima ondata e si trova in una situazione di calma apparente, mentre l'Asia che per prima ha superato prima ondata della pandemia, ora sta affrontando numerosi focolai".

Contrastarli è l'impegno principale in questo momento, come appare chiaro dal dispiegamento di forze della Cina, che ha dichiarato di poter fare 400.000 tamponi al giorno grazie all'impegno sul territorio di circa 100.000 operatori. Tamponi di massa e presidi mobili sono gli strumenti con cui grandi città come Pechino e Shanghai si stanno impegnando a evitare che i focolai possano estendersi. Se lo facessero, la seconda ondata della pandemia sarebbe inevitabile. Per questo, nonostante i casi identificati siano nell'ordine delle decine al giorno, lo sforzo per contenere il virus è imponente.

"Non è affatto in discussione che, in Cina come in Italia, potremmo trovarci ad affrontare nuovi focolai: questo - ha detto Sestili - non deve stupirci. La scommessa è fare tutto il possibile per evitare che i focolai diventino una seconda ondata".

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