/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Coronavirus, biotech italiano in prima linea con il 57% delle imprese

Coronavirus, biotech italiano in prima linea con il 57% delle imprese

Palmisano (Assobiotec), più forti su vaccini e diagnostica

13 maggio 2020, 17:27

Redazione ANSA

ANSACheck

Coronavirus: biotech italiano in prima linea con 57% imprese - RIPRODUZIONE RISERVATA

Coronavirus: biotech italiano in prima linea con 57% imprese - RIPRODUZIONE RISERVATA
Coronavirus: biotech italiano in prima linea con 57% imprese - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il 57% delle imprese biotech in Italia si trova in prima linea nella lotta al coronavirus: il 44% opera nell'area della diagnostica, il 34% nella ricerca di farmaci, mentre il 7% è impegnato nella ricerca di un vaccino. A indicarlo è il sondaggio 'Biotech vs Covid19', presentato da Assobiotec-Federchimica ed Enea.

"Le risposte a livello italiano - commenta il presidente di Assobiotec, Riccardo Palmisano - sono arrivate soprattutto nel mondo dei vaccini e della diagnostica perché questi due settori sono preparati da lunghissimi anni di ricerca, da grandi competenze ed esperienze che ci fanno essere pronti: la ricerca non si improvvisa".

Secondo Palmisano, l'emergenza Covid-19 potrà offrire nuove opportunità alle imprese biotech italiane anche dopo che si sarà individuato un vaccino efficace. "Servirà un'adeguata capacità produttiva per avere un numero elevato di dosi e una grandissima multinazionale ha già annunciato che cercherà di affidare quanto più possibile a terzisti la produzione di farmaci per liberare capacità produttiva per il vaccino: questo apre anche al nostro Paese".

Dall'indagine emerge anche l'effetto che la pandemia e il lockdown stanno avendo sul comparto biotech: sebbene il 60% delle imprese indichi di continuare a portare avanti il proprio business, anche se in modalità differente, il 40% si è visto costretto a ridimensionare (29%) o bloccare (11%) la propria attività.

A soffrire in particolare sono le realtà a capitale italiano, che nel 13% dei casi hanno dovuto bloccare totalmente le attività in corso, mentre le imprese con headquarter estero sono riuscite a proseguire le attività (dato imputabile al fatto che queste realtà svolgono in prevalenza attività più vicine al mercato e sono dunque meno esposte ad attività ad alto rischio di ricerca e sviluppo).

Tante e differenti le difficoltà operative incontrate fra carenza di clienti (32%), logistica (29%) e crisi di liquidità (25%). Carenza di budget (36%), inaccessibilità dei laboratori e sospensione delle attività di arruolamento di pazienti negli studi clinici (21%), mancanza di materiali (19%) sono invece i principali fattori alla base di un rallentamento generale delle attività di ricerca e sviluppo.

Quasi la metà delle imprese italiane ritiene che sia urgente che le istituzioni individuino un piano di lungo periodo per la ricerca e l'innovazione (42%) e che vengano allocati più investimenti in ricerca e sviluppo (41%), mentre le imprese a capitale estero chiedono meno burocrazia (28%) e l'individuazione di un pacchetto di sgravi fiscali (14%). "Il biotech può diventare uno dei pilastri della ripartenza del nostro Paese", afferma Palmisano.

"L'emergenza Covid-19 ci ha insegnato che gli investimenti in ricerca e innovazione sono fondamentali, ed essere fermi all'1,3% del Pil significa perdere opportunità di crescita. La collaborazione pubblico-privato funziona, mentre lentezze burocratiche, regole farraginose e frammentazione sono i nemici numero uno della velocità d'azione che nei settori ad alta tecnologia globalizzati come il biotech rappresenta un elemento vitale".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza