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Sla, sicuri i trapianti di cellule staminali cerebrali

Sla, sicuri i trapianti di cellule staminali cerebrali

Pubblicati i risultati su 18 pazienti a 5 anni dall’intervento

28 maggio 2019, 14:46

Redazione ANSA

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Cellule staminali cerebrali (fonte: Laboratorio Cellule Staminali, Cell Factory e Biobanca dell 'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cellule staminali cerebrali  (fonte: Laboratorio Cellule Staminali, Cell Factory e Biobanca dell 'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cellule staminali cerebrali (fonte: Laboratorio Cellule Staminali, Cell Factory e Biobanca dell 'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono sicuri i trapianti di cellule staminali cerebrali umane per la terapia della Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla): dopo questa prima risposta, molto attesa, è possibile passare alla fase 2 dei test per avere risposte sull’efficacia. I dati sono pubblicati sulla rivista Stem Cells Translational Medicine a cinque anni dal termine dei test di fase 1, condotta su 18 pazienti fra il 2012 e il 2015 dal gruppo coordinato da Angelo Vescovi e Letizia Mazzini e che ha coinvolto gli ospedali Maggiore della Carità di Novara e Santa Maria di Terni, l’Università di Padova e l’Istituto Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

Si tratta del “primo esempio in Europa del trapianto chirurgico di un vero farmaco cellulare”, rileva in una nota la Fondazione Revert. Un farmaco cellulare permette di trapiantare le stesse cellule in tutti i pazienti con effetti riproducibili in modo “altamente standardizzato e prodotto in regime farmaceutico di Good Clinical Practice, in grado pertanto di rispettare i criteri di sterilità e sicurezza imposte dagli enti di controllo Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ed Agenzia Europea del farmaco (Ema)”.

Tutti e 18 i pazienti arruolati nella sperimentazione di fase 1 avevano una diagnosi definitiva di Sla e hanno ricevuto ciascuno da tre a sei trapianti multipli di cellule staminali neurali umane nel midollo spinale lombare o cervicale. A cinque anni dall’intervento in nessun paziente si sono manifestati “eventi avversi seri” né l’aumento della progressione della malattia a causa del trattamento. I risultati pubblicati integrano quelli già pubblicati nel 2015 sui primi sei pazienti trattati. I risultati sono quindi giudicati “estremamente incoraggianti nel sostenere futuri studi clinici di fase 2”, da condurre su un numero maggiore di pazienti (fino a 20) e che dovranno dare la risposta sulla dose ottimale delle cellule da trasferire e i primi dati sull’efficacia.

Le conclusioni dell’articolo confermano infine come sia possibile derivare un numero illimitato di staminali cerebrali da un singolo caso di morte naturale in utero, utilizzando le stesse procedure di prelievo approvate per la donazione d’organo per trapianti. “È quindi ora disponibile – rilevano i ricercatori - una tecnica per il trapianto di staminali cerebrali in malattie neurologiche la quale evita l’uso di cellule da aborto terapeutico garantendo un numero di trapianti virtualmente illimitato e altamente riproducibile”.

La strada della ricerca è ancora lunga perché le sfide aperte sono ancora numerose: prima di tutto bisognerà capire quante cellule sopravvivono dopo il trapianto e dovranno essere messi a punto criteri più appropriati per la selezione dei pazienti.

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