Il sottotipo più aggressivo del
vaiolo delle scimmie, o Mpox, è Clade I, originario della
Repubblica Democratica del Congo e in grado di evolversi più
rapidamente rispetto al sottotipo Clade II. Lo indica la ricerca
italiana presentata alla rivista The Lancet Infectious Disease e
condotta dall'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia
molecolare del Campus Bio-Medico di Roma, con Francesco Branda e
Massimo Ciccozzi, insieme a Giancarlo Ceccarelli del Policlinco
Umberto I di Roma, Antonello Maruotti della Libera Università
Maria Ss Assunta e Fabio Scarpa dell'Università di Sassari.
Clade I è il più letale, con un tasso di mortalità stimato
intorno al 10%, per decenni è stato endemico nell'Africa
Centrale, in particolare nel bacino del Congo, e soltanto adesso
è uscito dall'Africa; a caratterizzarlo è un tasso di evoluzione
molto lento e la presenza, nel suo genoma, di tratti molto
antichi stabili.
Il sottotipo Clade II, endemico in Africa occidentale, è
molto meno aggressivo, con un tasso di mortalità inferiore
all'1%. Per queste sue caratteristiche, Clade II è il sottotipo
più diffuso e da tempo è riuscito a diffondersi fuori
dall'Africa.
Gli autori della ricerca rilevano che "è cruciale
continuare a monitorare i genomi per valutare la composizione e
la variabilità genetica dei nuovi casi, al fine di collocarli in
un contesto più ampio e seguirne l'evoluzione in tempo reale.
Questo - osservano -aiuterà a garantire la preparazione per il
contenimento e la gestione del problema. Inoltre, una visione
più completa consentirà lo sviluppo di modelli predittivi".
I ricercatori rilevano inoltre che "le esperienze delle
epidemie passate, fra le quali Ebola, Covid-19 e l'epidemia di
Mpox del 2022, offrono lezioni cruciali che non devono essere
dimenticate. Queste crisi hanno evidenziato l'importanza di un
intervento tempestivo, di una solida infrastruttura sanitaria e
della collaborazione internazionale. La comunità globale -
rilevano -deve unirsi nella solidarietà, riconoscendo che le
malattie infettive non rispettano i confini e che una minaccia
per una regione è una minaccia per tutte".
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