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Un Ddl per potenziare la figura del reumatologo, più diagnosi precoci

Un Ddl per potenziare la figura del reumatologo, più diagnosi precoci

In Italia 5 mln di pazienti. Gemmato, 'migliori cure e risparmi'. Locatelli, 'curare la persona e non solo la malattia'

ROMA, 15 marzo 2024, 12:32

Redazione ANSA

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Senato, presentazione ddl sulla reumatologia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Valorizzazione del ruolo dello specialista, aumento della diagnosi precoce e riorganizzazione della presa in carico per dare risposta alle necessità dei 5,4 milioni di italiani colpiti dalle malattie reumatologiche. Sono questi i temi principali del Disegno di Legge n.946 in materia di 'Riorganizzazione e potenziamento dei servizi sanitari in ambito reumatologico', presentato in Senato - con il ministro delle Disabilità Alessandra Locatelli ed il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato - su proposta della vicepresidente della Commissione Sanità Maria Cristina Cantù. Sono patologie in forte aumento e che colpiscono persone spesso in età lavorativa, che impattano quindi sulla qualità di vita e sui costi a carico della collettività.

 L'obiettivo è operare un rafforzamento dell'intero percorso di cura, dalla prevenzione al trattamento, con l'implementazione di una Rete reumatologica integrata ospedale-territorio. Si tratta, ha spiegato Gemmato, della "seconda patologia per prevalenza in Italia, con oltre 5 milioni di malati reumatologici di cui 734mila in forma grave, con un enorme impatto anche in termini di spesa sul Fondo sanitario nazionale.

Fondamentale è dunque la diagnosi precoce e la presa in carico di questi pazienti, considerando che sono 200 le diverse tipologie di malattie reumatologiche. L'obiettivo del ddl è la migliore cura e anche il risparmio, quindi curare meglio le persone e come effetto indotto fare risparmiare le casse dello Stato rendendo sostenibile il nostro Ssn". L'obiettivo auspicabile, ha aggiunto, "è la creazione di un anello di congiunzione tra ospedale e territorio, con una maggiore offerta di servizi sociali e sanitari che operino il più vicino possibile ai cittadini. Oggi sono numerose le criticità che vengono riscontrate, tra cui grande disomogeneità di cura e alte spese". Il ddl, spiega Cantù, "prevede la presa in carico dei malati attraverso un approccio integrato da parte del reumatologo e del medico di medicina generale con garanzia di aggiornamento dei livelli essenziali delle prestazioni, per assicurare diagnosi rapide e cure specifiche".

Uno dei punti su cui "è più importante intervenire - sottolinea Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società Italiana di Reumatologia - è il ritardo diagnostico, che causa un peggioramento delle condizioni di salute, l'accumulo di danno irreversibile e elevati costi sociali. I trattamenti farmacologici attuali, infatti, sono in grado di ottenere l'obiettivo della remissione e sono molto più efficaci quando vengono instaurati tempestivamente". Questo richiede "una maggiore attenzione anche da parte dei medici di famiglia, che spesso visitano per primi i loro assistiti e devono indirizzarli rapidamente allo specialista reumatologo territoriale. Occorre quindi - conclude - un potenziamento dell'assistenza reumatologica negli ambulatori del territorio e nelle strutture ospedaliere".

E per Silvia Tonolo, presidente Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici), si tratta di una "svolta epocale per i pazienti reumatologici. Chiediamo ora che questo ddl venga approvato all'unanimità e che le Regioni abbiano un percorso condiviso non creando disequità di accesso".

 

Locatelli, priorità è curare la persona e non solo la malattia Garantire ai malati anche aspetti sociali e quotidianità di vita

La priorità è non solo "curare i pazienti, ma anche garantire loro dignità, la dimensione sociale e la vita nella sua quotidianità. Bisogna cioè curare la persona e non solo la sua malattia". Lo ha sottolineato la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, intervenendo al Senato alla presentazione del Disegno di Legge n.946 in materia di 'Riorganizzazione e potenziamento dei servizi sanitari in ambito reumatologico'.
"Questo è un ddl molto importante - ha affermato il ministro - perché è fondamentale parlare della rilevanza e del forte impatto che alcune malattie, come quelle reumatologiche, hanno, anche se spesso si tratta di malattia 'invisibili'. Portare all'attenzione del Senato tutto questo denota una strada che si sta aprendo: bisogna cioè considerare anche gli aspetti umani, in quanto una persona non deve essere rappresentata attraverso soltanto l'etichetta della sua malattia o disabilità".

Questo significa, ha aggiunto Locatelli, che "bisogna prendere in carico la persona anche nello svolgimento della sua vita quotidiana; i pazienti hanno bisogno delle cure ma va considerato anche l'aspetto sociale e le dinamiche della vita di tutti i giorni, che spesso è messa da parte". Da un lato quindi, "è cruciale il riconoscimento di queste patologie con un riordino dei percorsi, ma dall'altro bosogna cambiare l'ottica e pensare che chi ha una malattia o una disabilità è innanzitutto una persona". E', ha concluso il ministro, "una battaglia sociale e di civiltà da fare tutti insieme".  

 

Bernini, contro malattie reumatologiche è importante fare rete

"Dobbiamo fare rete mettendo insieme università, ospedali, centri di ricerca, imprese e territorio, tutti vocati ad una stessa destinazione di obiettivo. Ed è quello che faremo anche nell'ambito delle malattie reumatologiche, dove questo concetto è molto ben rappresentato nel disegno di legge a prima firma della senatrice Cantù". Così la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, intervenendo in collegamento video alla presentazione in Senato del Disegno di legge n. 946 in materia di 'Riorganizzazione e potenziamento dei servizi sanitari in ambito reumatologico'.

"Lo spirito della prevenzione, della diagnosi precoce e della scienza aperta consente infatti di ottenere risultati ad un livello flessibile e multidisciplinare. Solo insieme si fanno viaggi destinati ad un obiettivo di lunga durata", ha detto Bernini. Oggi però "preferiamo la prevenzione rispetto alla diagnosi precoce, soprattutto in una fase in cui, dopo il Covid - ha concluso - siamo costretti a recuperare una montagna di arretrati". 

   

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