Il rischio che la perdita di
fertilità maschile diventi un problema irreversibile per la
specie umana è reale. A lanciare l'allarme è la Società Italiana
di Andrologia (Sia), secondo cui nel 2070 potrebbe crollare la
possibilità per gli uomini di generare figli, se non verranno
cambiati gli stili di vita e le condizioni ambientali, ma anche
i comportamenti logicamente legati a un calo dei tassi di
fertilità, come l'astinenza sessuale, sempre più diffusa tra i
giovani e l'aumento dell'età di concepimento (all'Italia spetta
il primato del Paese europeo dove il primo figlio si fa più
tardi: in media 35 anni per le donne e 40 per gli uomini). Il
problema non riguarda solo i Paesi più sviluppati, ma in misura
crescente anche il Sud del mondo. "In appena 40 anni - dichiara
Alessandro Palmieri, presidente Sia e Professore Associato di
Urologia all'Università Federico II di Napoli - gli uomini
occidentali hanno visto calare del 52,4% la concentrazione degli
spermatozoi. Una tendenza che vive una discesa inarrestabile
ancora più preoccupante per il ripido declino fra il 2000 e il
2018, attestato dalla metanalisi pubblicata a novembre scorso su
"Human Reproduction Update. Se infatti dal 1973 al 2000 il calo
di concentrazione spermatica è stato dell'1,6% ogni anno, dal
2000 al 2018 la riduzione ha segnato più del doppio, pari al
2,64% per anno - sottolinea Palmieri -. Se il trend continuerà
e non verrà arrestato, entro il 2070 si perderà oltre il 40%
della fertilità maschile con serissimi pericoli per la
procreazione nei Paesi Occidentali, se non cambieremo l'ambiente
che ci circonda, le sostanze chimiche a cui siamo esposti e il
nostro stile di vita". Emblematico è il caso dell'Italia dove
nel 2022 sono nati poco più di 392.000 bambini. "Se si fanno
meno figli la colpa è senz'altro del disagio economico e
sociale, ma sul banco degli imputati c'è soprattutto la
fertilità maschile. L'obesità, la sedentarietà, l'abitudine al
fumo e la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse, sono
infatti tra le principali cause indiziate di aver determinato il
calo degli spermatozoi, a cui vanno aggiunti i cambiamenti
climatici e l'inquinamento ambientale", sottolinea Palmieri.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA