"Di nuovo disordini nel carcere
della Dogaia di Prato. Nella serata di mercoledì 1 novembre,
probabilmente in accordo tra loro, due detenuti ristretti nella
stessa sezione detentiva, si sono contemporaneamente procurati
diverse ferite da taglio e ingerito tutti insieme i farmaci
prescritti durante l'ultima settimana, che hanno costretto il
personale di polizia penitenziaria e quello sanitario a chiedere
l'intervento del servizio 118 e relativo accompagnamento dei due
sotto scorta presso l'ospedale cittadino. Un problema
apparentemente banale, quello escogitato dai due detenuti che
avevano appena dichiarato genericamente: 'Vogliamo essere
trasferiti, per andare via dal carcere di Prato'". Così, in una
nota, Donato Nolè e Giulio Riccio, rispettivamente coordinatore
e vice coordinatore regionale Fp Cgil polizia penitenziaria per
la Toscana.
"Gli eventi dell'altro ieri, non sono altro che la punta
dell'iceberg rispetto al carico di lavoro a cui è sottoposto
quotidianamente il personale della Dogaia. Nel penitenziario
pratese, la sensazione è quella che la situazione di
sovraffollamento e malessere del personale di polizia
penitenziaria e di tutti gli altri operatori del carcere -
riprendono -, venga ignorata appositamente dopo le
manifestazioni di protesta dei mesi scorsi che hanno denunciato
le pessime condizioni lavorative in cui qualunque lavoratore è
costretto ad operare ogni giorno". La Fp Cgil polizia
penitenziaria di Prato rimane "incredula di fronte al perdurante
silenzio delle istituzioni, né comprendiamo il perché,
nonostante le formali richieste. il provveditore regionale
dell'amministrazione penitenziaria toscana, non riceva le
organizzazioni sindacali di categoria". Ed infine: "Nonostante
l'assenza di un direttore e di un comandante titolare nel
carcere di Prato, il personale continua a gestire una situazione
difficile solo grazie al proprio senso di responsabilità".
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