Il Comitato di controllo,
presieduto da Thomas De Luca, si è riunito ieri pomeriggio per
verificare l'attuazione di atti licenziati dall'Assemblea
legislativa, a cominciare dalla deliberazione del 18 marzo
scorso avente per oggetto "Interventi straordinari per
fronteggiare gli effetti diretti ed indiretti dell'emergenza
Coronavirus", con particolare attenzione su alcuni punti del
deliberato quali l'acquisto dei test pungidito e la previsione
di realizzare un ospedale da campo in Umbria.
I consiglieri regionali presenti in videoconferenza (oltre al
presidente De Luca hanno partecipato Bori, Bettarelli, Meloni e
Porzi-Pd, Pastorelli, Carissimi e Rondini-Lega) hanno chiesto
chiarimenti sulle scelte fatte dall'Esecutivo umbro al direttore
regionale Stefano Nodessi, che si occupa di Governo del
territorio, Ambiente e Protezione civile.
Nodessi - riferisce un comunicato della Regione - ha spiegato
che non ci sarà "fisicamente" un ospedale da campo al centro
"Umbria Fiere" di Bastia ma che la Regione si è dotata di
attrezzature spostabili ove mai dovessero servire, ed era
comunque necessario
un luogo per testarle. Quindi, non essendo libero il magazzino
di Foligno della Prociv, si è optato per il Centro Umbria Fiere,
che in questo momento è fermo.
Quindi ha ricostruito l'iter della vicenda: a fine marzo, con
il picco dei positivi, senza sapere ancora quando la curva si
sarebbe fermata con l'utilizzo ormai anche delle sale operatorie
degli ospedali per i ricoveri, la Banca d'Italia ha finanziato
progetti in tutta Italia ed ha accolto con favore quello
presentato dall'Umbria.
L'ospedale da campo era già nella disponibilità della Regione
- ha detto Nodessi - con attrezzature che un'azienda americana
aveva messo a disposizione per il terremoto che ha colpito
l'Aquila. Successivamente queste attrezzature di terapia
intensiva sono finite in Umbria, negli ospedali di Orvieto e
Terni. Si aveva l'urgenza di fare presto e dotarsi di tutto
quanto serve a realizzare un ospedale da campo, acquistando
precisi modelli
di camere per il biocontenimento e altre strutture, scegliendo
il top della gamma, come indicato dagli ufficiali medici esperti
che il direttore sanitario Dario ha messo a disposizione, senza
voler privilegiare qualcuno al posto di altri. Non c'erano i
tempi da dedicare a un capitolato d'acquisto. Ci sarà una gara
veloce a 26 giorni invece che 52.
Per quanto riguarda l'altro aspetto oggetto di valutazione
del Comitato, quello dei "test pungidito", il direttore Nodessi
ha spiegato che nei momenti concitati dell'emergenza di marzo ha
dovuto recepire l'urgenza di dotare la Sanità umbra di test per
lo screening veloce, necessari per il triage esterno agli
ospedali. Sono dunque stati acquistati dalla Prociv 15mila test
rapidi sierologici e 15mila test molecolari. Il prezzo
inizialmente richiesto per i sierologici era di 27 euro cadauno,
a cui la Regione non ha aderito, cercando invece altre offerte,
trovando i test a
16,50 euro e acquistabili, infine, a 16 euro. Stessa cosa è
avvenuta per i 15mila test molecolari, prezzati 35 euro cadauno.
Il risultato, ha sottolineato il direttore Nodessi, è stato
che la Sanità umbra ha ottenuto buoni risultati con lo
screening, infatti ha richiesto proprio ieri (5 maggio, ndr)
ulteriori 15mila kit rapidi. Inoltre, ha aggiunto il direttore
Nodessi, il 19 marzo i test pungidito non erano ancora omologati
dall'Istituto superiore della sanità e si doveva fare presto. La
combinazione fra i due test adottati è risultata efficace, come
nella gestione della zona rossa di Giove, dove sono stati
testati 1400 abitanti e trovati 73 positivi. Solo a questi
ultimi è stato fatto anche il tampone, che richiede più tempo,
non solo qualche minuto come il primo, per dare il risultato.
Il presidente Thomas De Luca ha detto che il Comitato di
controllo "proseguirà l'attività di approfondimento e di
verifica dell'attuazione degli impegni da parte della Giunta
nelle 'dotazioni' e negli 'strumenti' nel contrasto
all'emergenza Coronavirus, con un focus sull'acquisto dei test
sierologici e sull'ospedale da campo. Per quanto concerne
l'acquisto delle strumentazioni dell'ospedale da campo di circa
3
milioni di euro, prendiamo atto molto favorevolmente che anche
a seguito del nostro intervento, 'per evitare discussioni' si
sia deciso di procedere con una gara ad evidenza pubblica,
nonostante come commissario abbia ribadito le mie perplessità
sull'opportunità politica di questa scelta a fronte delle gravi
carenze strutturali in vaste aree della regione. Per quanto
riguarda i test sierologici riteniamo prioritario approfondire
la reale efficacia e validità degli stessi nell'attività di
screening sulla popolazione, in primo luogo nel caso della zona
rossa di Giove. Le modalità attraverso cui si è proceduto
all'affidamento diretto dell'appalto e nella contrattazione,
rispettivamente per la competenza sanitaria, quella della
Protezione civile nonché del Gabinetto della Presidente.
Rimangono ancora
senza risposte molte domande in primo luogo sulla cronologia
delle offerte e degli atti, sul perché non si sia proceduto a
contattare più fornitori nonostante la 'montagna di mail' che
sarebbero arrivate agli uffici, sul falso negativo riscontrato
al momento della sperimentazione effettuata solo su due persone
in avanzato e confermato stato di affezione da Covid-19, sul
perché non si sia proceduto ad un confronto con le altre regioni
prima di effettuare tale scelta.
"I consiglieri di minoranza hanno chiesto chiarimenti sulle
procedure seguite, evidenziando che nella prima relazione della
Regione sull'argomento test, la professoressa Antonella
Mencacci, direttore della Scuola di specializzazione in
Microbiologia dell'Università di Perugia e membro del Comitato
tecnico scientifico Regione-Università, aveva effettuato per
prova due test su pazienti positivi e con i sintomi del virus da
dieci giorni, dei quali solo uno è però risultato positivo,
l'altro invece un falso negativo, con una percentuale di
fallibilità del test del 50 per cento, uno su due. "Come tirare
una monetina", ha stigmatizzato il capogruppo Pd Bori riguardo
all'attendibilità del test. Su questa procedura di acquisto,
come anche sul prezzo dei prodotti, che in altre regioni è al di
sotto dei 10 euro, la minoranza ha espresso forti perplessità e
richiesto ulteriori future spiegazioni dai responsabili della
sanità umbra, alla dottoressa Paola Casucci, che coordina il
Comitato tecnico scientifico, e al direttore sanitario Claudio
Dario, non potendo avvalersi su temi strettamente sanitari delle
competenze dell'ingegner Nodessi.
I consiglieri di maggioranza hanno sottolineato invece come
nell'emergenza in cui la Regione si è trovata, siano state fatte
scelte efficaci e tempestive, per dare risposte subito al
sistema sanitario e alla popolazione, ritenendo
che il costo dei test sia un argomento "residuale" rispetto alla
necessità di preservare la sicurezza dei cittadini, che
giustifica le decisioni prese in uno stato di "somma urgenza".
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