Nei pazienti con melanoma metastatico, l'immunoterapia prima dell'intervento chirurgico (neo-adiuvante) ha fatto registrare un tasso di sopravvivenza libera da eventi, cioè dalla progressione della malattia e da morte, pari all'83%, circa il 30% in più rispetto ai pazienti che hanno ricevuto l'immunoterapia solo dopo l'intervento chirurgico (adiuvante). Lo dimostra lo studio internazionale Nadina, coordinato da Christian Blank del Netherlands Cancer Institute di Amsterdam ed a cui ha preso parte per l'Italia Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Pascale di Napoli. I risultati dello studio sono stati presentati al congresso annuale dell'American Society of Clinical Oncology (Asco), in corso a Chicago, e pubblicati simultaneamente sul New England Journal of Medicine.
Sempre all'Asco, Ascierto presenterà anche i risultati dello studio italiano Neo-Tim che, in sintonia con Nadina, ribadiscono con forza la superiorità dell'immunoterapia pre-intervento rispetto a quella post. "Questi risultati cambiano la pratica clinica: ora l'immunoterapia neo-adiuvante diventa lo standard di cura per i pazienti con melanoma metastatico", afferma.
Attualmente lo standard di cura per i pazienti con melanoma operabile è la chirurgia, a cui può seguire una terapia sistemica adiuvante. "In questi casi, tuttavia, una percentuale sostanziale di pazienti, intorno al 50%, presenta una recidiva entro i primi anni dopo l'intervento - spiega Ascierto -. Questo ci ha spinto a cercare nuovi approcci terapeutici, tra cui appunto l'immunoterapia neo-adiuvante che già nei primi studi si è subito rivelata promettente".
Nello studio sono stati coinvolti 423 pazienti con melanoma di stadio III operabile, divisi in due gruppi. Dopo un follow-up mediano di 9,9 mesi la sopravvivenza libera dalla progressione della malattia è stata significativamente più duratura nel gruppo di pazienti che hanno ricevuto l'immunoterapia prima dell'intervento chirurgico con un tasso, a 12 mesi, pari all'84% contro il 57% dei pazienti passati prima dalla chirurgia, con una riduzione del rischio per recidiva o morte del 68% nel gruppo di pazienti trattato con la neo-adiuvante. Vantaggi sostanziali con l'immunoterapia neo-adiuvante sono stati riscontrati anche sul rischio recidiva, in alcuni casi persino in assenza di trattamento adiuvante, quello cioè post-intervento: nel 59% dei pazienti la sopravvivenza libera da recidiva a 12 mesi è stata stimata sopra il 95%. "In pratica in quasi 6 pazienti su 10 sottoposti a terapia neoadiuvante, il trattamento post-intervento può diventare superfluo e, questo, può comportare un importante risparmio di risorse per il Servizio Sanitario Nazionale", evidenzia Ascierto.
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