Se l'automotive europeo dovesse arretrare ulteriormente nei prossimi anni, la ricaduta al livello continentale sarebbe pesantissima. Il giorno dopo la lettera agli europei di Luca de Meo, ceo di Renault e presidente dell'Acea, la filiale italiana del brand della Losanga chiama a raccolta la stampa specializzata per analizzare il corposo scritto con cui il numero uno del brand si è rivolto agli europei.
"Con oltre 13 milioni di lavoratori, il settore automotive è di primaria importanza in Ue - spiega Raffaele Fusilli, amministratore delegato di Renault Italia - e la questione sollevata da de Meo - analizza - non riguarda un singolo brand, ma l'intera filiera europea". Nella lettera del ceo di Renault ci sono alcuni suggerimenti per affrontare la sfida dell'elettrico che al momento vede nell'Asia l'attore più dinamico e competitivo e negli Usa il Paese che può contare su una robusta stampella governativa. Due i punti ritenuti vitali: un accordo europeo per l'acquisto centralizzato di materiali necessari all'assemblaggio delle batterie (dal litio al cobalto), in modo da riuscire a calmierare il prezzo. E anche, sfida ancor più difficile ma fondamentale, far dialogare non solo le aziende, ma anche i governi e tutti gli attori del comparto per trovare una strada comune per l'automotive comunitario dei prossimi decenni.
Un accordo sulla costruzione delle piccole auto, con piattaforme comuni e quindi un marcato risparmio per i costruttori, sarebbe di vitale importanza, così come un netto taglio alla iper regolamentazione europea, che rischia di minare il futuro.
E l'Italia? Pur avendo un glorioso passato, già adesso è la Cenerentola d'Europa. Pertanto l'auspicio di Fusilli è che la lettere di de Meo sia accolta dal governo italiano, destinatario della missiva come gli altri esecutivi dell'Unione. "La filiera italiana, che era specializzata sui motori termici - prosegue l'Ad di Renault Italia - se non supportata rischia di perdere sotto ogni punto di vista. Ora è il tempo di sostenere in ogni modo il settore rispetto all'Asia, in tutta Europa. Poi, ad armi pari, ci giochiamo la partita. Una prima fase deve essere protezionistica".
Il cronometro è già partito, e al traguardo del 2030 dovranno essere ridotte di un ulteriore 55% le emissioni di CO2 delle vetture. Per questo, assieme all'elettrico, Renault ritiene necessario ampliare l'utilizzo di efuel.
"Il senso di urgenza deve essere forte - conclude Fusilli, e il rischio è che - senza politiche adeguate - l'automotive europeo scenda nella serie B".
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