Una maxi frode fiscale nel settore
del commercio di carburanti e autovetture, perpetrata mediante
l'utilizzo e l'emissione di fatture per operazioni inesistenti
per oltre 30 milioni di euro ed Iva per circa 6 milioni di
euro, è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Prato.
Coinvolti negli accertamenti una società pratese e altre
imprese italiane prive però di qualsiasi struttura aziendale e
intestate a prestanome, utilizzate principalmente con funzione
di società 'filtro'.
L'indagine ha portato alla segnalazione alla magistratura di
35 persone per dichiarazione fraudolenta e indebite
compensazioni, di questi 7 segnalati anche per associazione per
delinquere. Tra gli indagati figurano anche 5 professionisti che
si occupavano delle validazioni dei crediti fittizi.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri del gruppo di
Prato, con il coordinamento della procura pratese, lo schema
evasivo sarebbe stato costituito da "oltre 7 società/imprese
cartiere nazionali che acquistavano soprattutto gasolio da
società" in Inghilterra, Croazia, Ungheria e Malt per poi
cederlo, spiegano le Fiamme gialle in una nota, "alle società
'filtro', una a Prato, che, a loro volta, vendevano la merce a
numerosi" distributori all'ingrosso e al dettaglio, sparsi in
Italia. I passaggi, solo documentali, tra cartiere e società
filtro, "permettevano di operare cessioni sottocosto a prezzi
concorrenziali" mantenendo "margini di guadagno essenzialmente
basati sull'evasione d'imposta e traendo enormi profitti con
evidenti distorsioni sul mercato". Le società cartiere,
nell'interporsi tra fornitori e distributori non versavano le
imposte dovute sulle cessioni, consentendo a quest'ultimi di
detrarsi indebitamente l'Iva e praticare così prezzi inferiori a
quelli di mercato. I finanzieri hanno anche rilevato la cessione
di crediti Iva fittiziamente maturati (a fronte di attività
esistenti solo sulla carta) per un importo totale di circa 22
milioni di euro, attraverso l'utilizzo strumentale di circa 30
imprese inattive e prive di struttura aziendale.
Le indagini finanziarie, spiega sempre la Gdf, avrebbero
portato a individuare condotte di riciclaggio e autoriciclaggio
per oltre 3,5 milioni. A margine degli accertamenti le Fiamme
gialle di Prato "hanno recuperato a tassazione una base
imponibile di circa 33 milioni di euro per le imposte sui
redditi, oltre a circa 13 milioni di euro di Iva evasa".
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