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Hendrix & co, così un cacciatore di cimeli ha costruito una casa del rock

Hendrix & co, così un cacciatore di cimeli ha costruito una casa del rock

Nel piacentino un tesoro di 45 mila pezzi che ora cerca spazio

ROMA, 03 aprile 2022, 20:00

(di Luciano Fioramonti)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 ll flipper Gottlieb del 1969 che Elton John ha tenuto in casa per anni, uno degli anelli di Jimi Hendrix messi in vendita dodici anni fa dalla figlia del suo manager Bob Levine, il basso di Sting, l' amplificatore di Jimmy Page o l' armonica suonata da Roger Daltrey in Quadrophenia. C' è l' imbarazzo della scelta nel campionario di rarità della musica giovane che ha segnato la seconda metà del secolo scorso tra gli oltre 45 mila pezzi raccolti in quaranta anni di ricerche da un cacciatore di cimeli. La casa dei balocchi del rock è alle porte di Piacenza.
Ad aprire questo scrigno agli appassionati e ai nostalgici è Mariano Freschi, che con la sua associazione 'Made in Rock' ha il sogno di farne il luogo in cui raccontare quel mondo speciale entrato nella memoria collettiva anche grazie ai tre giorni del Festival di Woodstock del 1969, fusione di note, cultura hippie e non violenza all' insegna del Peace & Love. Per farlo, però, lancia un appello per trovare uno spazio di almeno mille metri quadrati rispetto ai 200 della sua casa di San Giorgio Piacentino in cui oggi riesce a mostrare solo il 20/25 per cento della collezione. ''L' idea - spiega all' ANSA - non è di aprire un museo dove una volta esaurita la curiosità non si torna più ma di realizzare un vero centro studi italiano per far capire quanto e come il rock abbia influito sulla musica, sulla società e sulla moda. Un luogo vivo in cui presentare libri e dischi, ospitare musicisti che raccontino le loro esperienze. Gli oggetti sono un pretesto per parlare a tutti gli amanti, ventenni o settantenni, del progressive, di hard & heavy o di una delle innumerevoli anime che compongono la meravigliosa galassia del rock''.
    Freschi, 67 anni da compiere, nato come bassista nelle messe beat degli Anni Settanta e poi di liscio, ha scelto per la sua esposizione permanente 400 oggetti storici tra strumenti, amplificatori, e pedaliere che sono stati sui palcoscenici internazionali più prestigiosi. Ma anche memorabilia appartenuti alle stelle indimenticabili del rock, e decine di migliaia di fotografie, poster, tour book, picture disc, libri e riviste. ''Dal 1966 agli anni '90 le pubblicazioni più importanti, da Rolling Stones a Melody Maker, ci sono tutte'' dice con orgoglio. Accanto ai pezzi iconici, ecco il cappello di Tom Petty, la chitarra di Steve Vai, l' amplificatore di Keith Richard, la batteria dei King Crimsom, l'impianto utilizzato dai Free di Paul Rodgers al Festival dell'Isola di Wight del 1970. Tra il mare di chitarre, bassi, magliette, dischi firmati dalle stelle del rock, uno dei pezzi più amati è la Pearl che il batterista fondatore dei Colosseum Jon Hiseman ha suonato per 30 anni nel suo studio prima di vendergliela nel 2014. Il grosso del materiale - anche per le dimensioni dei muri di amplificatori Marshall e degli impianti comprati alle aste inglesi e americane o dai proprietari - è custodito in due depositi e aspetta di essere esposto. Il cuore di Mariano Freschi batte ovviamente per il periodo d' oro, tra la fine degli anni 60 e decennio successivo segnato - Beatles e Rolling Stones a parte - dai mostri sacri del rock hard e Heavy metal, Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath. ''I più grandi per me restano i Deep Purple - dice -. I Led Zeppelin hanno avuto una fortuna maggiore perché il loro manager li portò negli Usa facendo salire il loro cachet alle stelle. Però fino agli Novanta tra il pubblico dei Deep Purple la percentuale di gente che suonava era altissima. Tutti i loro concerti erano di qualità eccezionale, a differenza di molti altri gruppi titolati che non sempre erano all'altezza''. Freschi conosce bene Ian Paice, il batterista. ''E' stato qui da me molte volte. La musica attuale non gli interessa, ascolta quella del suo periodo, la classica e le big band degli anni Quaranta. Mi ha detto 'Se dopo cinquanta anni ancora ci pagano fior di quattrini per suonare 'Smoke on the water' un motivo ci sarà' ''. Il panorama attuale è scarso, commenta il collezionista, per questo la Casa del Rock guarda ai giovani: ''Conoscere e apprezzare il passato può aiutare a costruire con più consapevolezza il futuro''. I nuovi rocchettari sono avvisati.
   

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