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Viaggiare come atto di pace, non turisti ma cittadini diplomatici

Viaggiare come atto di pace, non turisti ma cittadini diplomatici

La storia di Aziz Abu Sarah e Scott Cooper e dei loro tour a doppia narrativa in Israele e Palestina

15 novembre 2023, 15:15

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Spezie in un mercato medio orientale foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Spezie in un mercato medio orientale foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Spezie in un mercato medio orientale foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Soprattutto nelle ultime settimane, il mondo dice che dobbiamo odiarci. La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas sta provocando ovunque una pericolosa ondata divisiva, quasi ci imponesse di schierarsi, o di qua o di là. Migliaia di persone sono già atrocemente morte dopo che il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno sferrato il più grande attacco contro Israele che ha risposto con una violenza tale anche contro la popolazione civile e innocente palestinese che nessuno può dirsi indifferente. Questo mentre Hamas tiene in ostaggio innocenti israeliani e usa la popolazione della Striscia di Gaza, invano peraltro, come scudo umano. In una spirale che ci atterrisce ogni giorno di più. Sostenere la pace non rende immuni dalla violenza. Ovunque guardiamo nel mondo, troviamo divisioni crescenti: paura, odio e aggressività. Ci sentiamo costretti ad un noi contro loro, un falso binario che reitera argomentazioni politiche antiche. Proviamo a prendere una strada diversa, a ragionare di ponti culturali, attraverso l'esempio di una storia costruttiva, positiva di quelle che ci piacciono. E torniamo così ancora una volta a parlare di guerra  e di pace seppure da un lato traverso. 
Aziz Abu Sarah e Scott Cooper sono professionisti del peacebuilding e co-amministratori delegati di Mejdi Tours , una compagnia turistica fondata sulla convinzione che il turismo dovrebbe essere un veicolo per un mondo più positivo e interconnesso . E' la strada del viaggio socialmente consapevole, una forma di viaggio responsabile che mette al centro l’elemento umano delle destinazioni e la costruzione delle relazioni. Niente è più efficace nel rompere gli stereotipi che incontrare l’“altro” e ascoltare veramente la sua storia. Aziz è arabo palestinese e Scott è ebreo americano, sono partner commerciali, migliori amici e si considerano fratelli. Qualcosa che oggi con questa micidiale violenza che porta a rigurgiti di antisemitismo e a terrificanti proclami di annullamento dell'identità palestinese sembra inconcepibile. 

In tempi di follia si può stare insieme per la pace e la convivenza?

"Ci siamo riuniti - hanno detto alla prestigiosa rivista americana Afar - grazie alla convinzione condivisa che viaggiare è molto più che vedere il mondo: è l’industria della diplomazia, della pacificazione e del dialogo. Volevamo mostrare alle persone attraverso i viaggi come si può raccontare una storia nella sua complessità. Così, nel 2009, abbiamo creato Mejdi Tours e introdotto un approccio di “doppia narrativa” al viaggio, iniziando da Israele e Palestina. Abbiamo chiesto alle guide israeliane e palestinesi di condurre tour insieme per insegnare ai viaggiatori il conflitto storico di entrambe le parti, presentando ai viaggiatori molte voci locali nel processo. Ora organizziamo questi tour in tutto il mondo, anche a Sarajevo, Belfast e Washington, DC e, così facendo, abbiamo imparato preziose lezioni sulla costruzione della pace. Quando abbiamo iniziato il lavoro sulla Doppia Narrativa, alcuni dei nostri amici nel settore del turismo ci hanno detto che le guide avrebbero litigato, che avrebbero trascorso il tour urlando addosso a vicenda e che i viaggiatori si sarebbero sentiti a disagio. Questo non è successo. Le nostre guide non litigano perché raccontano le loro storie personali, quelle che rappresentano le loro esperienze di vita, anche se in conflitto con ciò che dice l'altro. Sono prospettive. Si tratta di costruire ponti affinché i viaggiatori possano comprendere la regione e la sua complessità. I viaggiatori imparano così come nessun luogo sia omogeneo e nessun paese abbia un'unica storia. Ogni luogo è fatto di punti di vista ed esperienze diversi. Le narrazioni personali sono spesso più difficili da respingere rispetto alle notizie senza volto. Ispirano il dialogo, lo scambio di idee e la collaborazione. Abbiamo visto persone superare la paura e perfino l'odio esponendosi alle storie dell'“altro” in un modo che può ispirare familiarità. Nel nostro tour Dual Narrative in Israele e Palestina, i viaggiatori incontrano ebrei, musulmani e cristiani. Molti viaggiatori hanno ammesso di avere pregiudizi nei confronti degli ebrei o dei musulmani prima del tour. La stragrande maggioranza se ne è andata con una nuova prospettiva e molta meno paura. E il 93% dei nostri viaggiatori ha riferito di provare più compassione verso l’“altro” entro la fine del tour".
Sono giorni senza speranza, le immagini che arrivano sono oscene agli occhi e al cuore e certo non è ora che si può parlare di viaggi ma come detto all'inizio questa storia è uno spunto di riflessione in queste ore di rabbia e impotenza. Tutti noi viaggiatori siamo di fatto cittadini diplomatici che costruiscono ponti, rendendo ogni passo un atto di pacificazione. Se pensiamo che ogni anno oltre un miliardo di persone viaggia a livello internazionale possiamo fantasticare che il viaggio come atto di pace potrebbe cambiare il mondo. Il processo di pace non può essere lasciato ai diplomatici, alle organizzazioni no-profit e agli accademici. E anche compito nostro.
Aziz racconta che in questi giorni terribili ha ricevuto centinaia di telefonate da persone che hanno partecipato al tour della Doppia Narrativa in Israele e Palestina e sapete cosa chiedevano? Come stavano le loro guide, le persone che li hanno ospitati per i pasti persino 10 anni fa e i turisti filo israeliani chiedevano dei loro amici palestinesi conosciuti in viaggio e viceversa.
E' solo un esempio, fantastico ma spero non unico, che va in direzione contraria e opposta all'antisemitismo e all'islamofobia che stanno aumentando in tutto il mondo. " Siamo devastati per quanto sta accadendo. Non siamo in grado di viaggiare in Israele e Palestina in questo momento, cerchiamo di tenere le comunicazioni tra tutte le nostre conoscenze. Invitiamo a visitare ristoranti, partecipare a eventi nella zona in cui viviamo, ascoltare podcast o leggere libri sulla regione. Il mondo - dice Aziz - ha bisogno che i cittadini diplomatici si impegnino, creino amicizie e poi diffondano quelle storie. Vedere il mondo è un'educazione. Comprendere e prendersi cura della sua gente è pace".

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