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L'affido compie 40 anni, uno strumento prezioso tutto ancora da scoprire

L'affido compie 40 anni, uno strumento prezioso tutto ancora da scoprire

Pregiudizi da sfatare e nuovo impulso per sostenere i minori in difficoltà

08 maggio 2023, 15:43

Redazione ANSA

ANSACheck

Una famiglia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una famiglia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una famiglia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Compie 40 anni in Italia la legge che ha introdotto l'affido familiare, una realtà ad oggi ancora poco nota. Di cosa si tratta? L'affido è un’istituzione di aiuto e sostegno molto importante per garantire al minore il diritto di crescere in un ambiente che possa soddisfare le sue esigenze educative e affettive, rispettando i suoi bisogni, in riferimento alle caratteristiche personali e familiari e alla sua specifica situazione di difficoltà. In quanto poco conosciuto nelle sue possibili forme e declinazioni, quello dell’affido è un percorso che, per quanto preveda un iter più snello e veloce rispetto all’adozione, richiede informazione, preparazione e supporto per coloro che decidono di accogliere bambini e adolescenti in difficoltà.
In questi anni, tra l’altro, la situazione è peggiorata a causa della pandemia, portando a una riduzione drastica delle attività di comunicazione e degli incontri formativi sul tema, volti a sensibilizzare le persone in favore dei progetti di accoglienza, con connesso drastico calo delle richieste di affido. Solamente al termine dell’emergenza sanitaria si è assistito a una leggera ripresa del trend dell’affido. Sono oltre 23mila i minori i bambini e i ragazzi allontanati dalle famiglie ospitati in strutture al 31 dicembre 2020 secondo l’Autorità Garante per l’infanzia e l’Adolescenza.
Nel 2019 erano 13.555 i Bambini e ragazzi di 0-17 anni in affidamento familiare a singoli, famiglie e parenti (al netto dei minori stranieri non accompagnati). Un bambino o adolescente su cinque di quanti sono in affidamento familiare è di cittadinanza straniera.
Emanuela Angelini, Head of Communication and Fundraising - Associazione CAF Onlus ha risposto ad alcune domande di ANSA LIFESTYLE per saperne di più.
L’affido familiare ha vissuto momenti difficili negli anni della pandemia da Covid 19. Come dare nuovo impulso a questa progettualità e cosa è necessario fare per sostenere le famiglie affidatarie, i minori e le famiglie di origine in difficoltà?
"Gli anni di pandemia hanno reso più complesso realizzare progetti di affido familiare, perché hanno drasticamente ridotto e reso difficile gli incontri in presenza con le persone e le famiglie volti a informarli e ad avvicinarli ai progetti di accoglienza in tutte le possibili declinazioni. Al contempo si sono registrate anche criticità nella gestione delle situazioni di famiglie in difficoltà che purtroppo non hanno potuto avere il consueto supporto durante l’emergenza sanitaria. Ci troviamo ora quindi a dover riprendere con nuovo slancio le attività a sostegno del servizio affido, incrementando la sensibilizzazione della cittadinanza su questo importante tema, al fine di offrire un’accoglienza possibile ai molti minori che ancora oggi si trovano in comunità".
Quali difficoltà incontrate relativamente ai percorsi di affido? Perché è importante dare voce ad associazioni come la vostra in questo momento?
"Le difficoltà principali sono nella scarsa informazione e consapevolezza di cosa sia il servizio affido e in cosa si differenzi da altre forme di accoglienza, quali per esempio l’adozione che prevede un iter più complesso. Mancando sensibilizzazione sulla tematica, sono poche le persone single, coppie o famiglie con figli che si interessano a questi progetti di accoglienza e che realmente conoscono le esigenze dei minori in comunità, che avrebbero bisogno di essere accompagnati per un periodo più o meno lungo della loro crescita. Come Associazione ci occupiamo, tramite il servizio affido, di offrire una risposta ai bisogni di crescita e di cura di bambini e ragazzi allontanati dalla propria famiglia d’origine, anche al fine di ridurre i tempi di permanenza in Comunità; accompagnare e sostenere le singole esperienze di affido, attraverso progetti personalizzati grazie al nostro team di professionisti e sostenere le famiglie d’origine nella relazione con i propri figli in affido".
Quali sono i pregiudizi da sfatare?
"A differenza dell’adozione, non solo le coppie sposate, possono prendere un bambino o un ragazzo in affido ma anche coppie di fatto, single, famiglie con o senza bambini, persone anche più anziane o divorziate possono candidarsi per un progetto di accoglienza, purché maggiorenni e disponibili a fare un percorso di formazione e conoscenza con gli operatori. A seconda della propria disponibilità e dell’impegno che possono dedicare, i candidati all’affido potranno essere adatti a progetti diversi per durata, tipologia e finalità: si può prevedere, ad esempio, l’affiancamento di un bambino per poche ore al giorno o alla settimana, fino ad un’accoglienza a tempo pieno presso il proprio nucleo familiare".
Come è possibile favorire l’incontro tra minori in difficoltà e famiglie che possono intraprendere percorsi di accoglienza?
"Alla base è necessario diffondere una cultura dell’accoglienza ed ampliare la conoscenza dell’affido nei suoi significati e nelle sue differenti tipologie, attraverso incontri di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza. Successivamente è indispensabile selezionare gli aspiranti affidatari attraverso un percorso di conoscenza e di formazione volto a comprendere l’effettiva percorribilità di un progetto di accoglienza e le caratteristiche di questo progetto".
"La nostra equipe multidisciplinare opera in stretta sinergia con i Servizi del territorio competenti in materia di affido per realizzare progetti di affido coerenti; per favorire l’individuazione di buoni abbinamenti tra minore e famiglia affidataria e per monitorare e sostenere le esperienze di affido in corso con grande attenzione a tutti i soggetti coinvolti. Le Istituzioni ci sostengono, ma l’elevato costo di personalizzazione degli interventi di sostegno alle famiglie e ai minori rende necessaria l’attivazione della raccolta fondi da privati, nella quale giocano un ruolo determinante i contributi di Aziende Amiche come quelli del brand Chicco, che attraverso il progetto solidale Chicco di Felicità quest’anno sostiene proprio l’attività della nostra Equipe Affido".
A livello locale sono molti i comuni che si stanno attivando per iniziative e appelli volti a sensibilizzare le persone all’affidamento famigliare, incentivando a intraprendere il percorso di accoglienza verso questi minori rispondendo alle esigenze del territorio.
In Lombardia ad esempio il Comune di Milano sta lavorando con diverse Istituzioni per implementare dei percorsi specifici: in particolare per i minori stranieri non accompagnati, ha avviato insieme al Tribunale per i minorenni, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano e la Prefettura un'interlocuzione con i Consolati dei Paesi da cui provengono la maggior parte dei minori stranieri in carico all'Amministrazione, con l'obiettivo di trovare soluzioni alternative al collocamento in comunità, per alleggerire la pressione sul sistema di accoglienza e favorire l'integrazione dei ragazzi e delle ragazze. Il Comune di Milano ha attualmente in carico circa 1300 minori stranieri non accompagnati, un numero quasi doppio rispetto a due anni fa e che ha portato il sistema cittadino ad andare ben oltre la sua capacità di accoglienza. Già alla fine del 2019 sul territorio nazionale i minorenni stranieri non accompagnati presenti e censiti risultino pari a 6.054, di questi alla stessa data i monitoraggi regionali certificano la presenza nella cerchia dei servizi residenziali per minorenni per poco più di 3.000 soggetti.
In Veneto il comune di Padova ha promosso una campagna di affissioni pubblicitarie per le vie della città per informare i cittadini sulla disponibilità di corsi affidi per dare informazioni e sfatare eventuali dubbi a chi è interessato a mettersi a disposizione di questi percorsi di accoglienza e cura. o In Piemonte invece il comune di Novara a fronte di una carenza di famiglie disponibili all’affido ha in programma una serie di iniziative per sostenere la cultura dell’accoglienza: una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica all’affido familiare tramite affissione di manifesti, distribuzione di un opuscolo informativo o dépliant nei punti di maggiore frequentazione, una serie di incontri con gli Enti locali, le Associazioni di Volontariato, Parrocchie e scuole; e l’istituzione di “uno sportello informativo telefonico” per fornire risposte adeguate sul tema dell’affido alle famiglie interessate.
In Liguria, a Genova, è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Comune di Genova, la Rete delle associazioni di affido familiare del territorio e Asl 3 genovese per la promozione, la sensibilizzazione e il sostegno dell’affido familiare. Tra gli obiettivi del protocollo: la promozione e la sensibilizzazione all’affido, l’informazione e la formazione delle famiglie, l’accompagnamento degli affidatari nel percorso di approfondimento con Comune e Asl e le associazioni coinvolte, il consolidamento delle procedure di lavoro in rete con le associazioni anche per la segnalazione di coppie disponibili e quindi la loro formazione e successiva frequentazione dei gruppi delle famiglie, la progettazione e l’avvio di percorsi di sostegno all’autonomia dei giovani che escono dal progetto di affidamento, incontri di aggiornamento.
Fondamentali diventano quindi le iniziative legate a sostenere e promuovere le associazioni sul territorio che si occupano di affido incentivando l’accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie d’origine, orfani o stranieri non accompagnati, con percorsi specifici e assistenza ai soggetti coinvolti. Per queste associazioni, quindi, diventano fondamentali anche i contributi privati e la raccolta fondi, oltre alle sovvenzioni pubbliche, non del tutto sufficienti per far fronte e sostenere le spese legate a queste attività e in generale a tutte le iniziative a sostegno dei minori in difficoltà e delle loro famiglie. Chicco di Felicità si inserisce in questa direzione. In particolare, questa edizione vuole supportare il Servizio Affido dell’Associazione CAF che dal 2012, quando è nato, si è strutturato nel tempo per promuovere e sostenere a più ampio raggio le esperienze di affido familiare, considerate una risposta efficace ai bisogni di crescita e cura dei minori del territorio che non possono contare su una rete familiare solida, poiché ne garantiscono i bisogni di protezione, accudimento ed affettività. 

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