Un'idiosincrasia quasi sistematica per le sue fotografie, tanto da rifiutare anche all'amica Coco Chanel il favore in uno scatto insieme per un servizio su un magazine, due sole interviste concesse (la prima dopo aver deciso di ritirarsi, nel 1968 a Paris Match, la seconda, che fa qui da filo conduttore al racconto, nel 1971 al britannico The Times), un riserbo assoluto sul suo privato e sui suoi compagni, a cominciare dall'amore della sua vita, Wladzio D'Attainville, suo socio e partner a inizio carriera, scomparso prematuramente.
Sono fra i contorni del mistero legato dai media allo stilista basco (nato a a Getaria nel 1895 e morto sulla Costa Blanca a Javea nel 1972), esplorati e a volte rovesciati dalla serie/biopic in sei episodi, che ha appena debuttato su Disney, Cristobal Balenciaga, creata da Lourdes Iglesias e dai 12 volte vincitori del premio Goya Aitor Arregi, Jon Garano e Jose Mari Goenaga, con protagonista Alberto san Juan nei panni dell'icona di moda.
"Il cosiddetto mistero di Balenciaga è stato molto creato, secondo me, dalla stampa, per rafforzare la contrapposizione con Dior che era molto più pop e meno schivo. Erano due figure opposte, e come spesso succede, nella competizione esaltata dai media, si enfatizzano a vicenda" spiega all'ANSA Lourdes Iglesias. Il racconto guidato dalla conversazione dello stilista con la giornalista inglese Prudence Glynn (Gemma Whelan) alla quale Balenciaga accetta di concedere un'intervista, per ristabilire la sua verità, parte dal 1937, quando il creatore di moda, figlio di una sarta, grazie anche all'aiuto di Coco Chanel (Anouk Grinberg) che aveva scoperto il suo talento in Spagna (lo definirà "l'unico vero couturier, noi siamo sono solo fashion designer"), dove lo stilista vestiva l'aristocrazia e l'alta borghesia, sbarca a Parigi con Wladzio D'Attainville (Thomas Coumans), per aprire la sua casa di moda. L'inizio di un percorso ricco di ostacoli che lo porta, a colpi di rigore e ricerca costante della perfezione, con abiti d'haute couture che ridefiniscono le forme, a conquistare l'elite da Marlene Dietrich a Fabiola de Mora y Aragon per la quale crea l'abito nuziale nel matrimonio reale con il monarca belga Baldovino. Una strada tracciata rifiutando compromessi, ma anche nella difficoltà di adattarsi ai tempi che cambiano, pret-a-porter compreso. "Era uno straordinario artigiano (maestro in ogni fase della creazione dell'abito, dal disegno alla creazione e al taglio delle stoffe, al cucito, ndr). Dominava tanto la parte più astratta della creazione che quella più pratica, era come un architetto della moda" aggiunge la sceneggiatrice. Un ritratto, quello della serie, sostenuto dalla straordinaria prova di San Juan, che si sofferma anche sui lati più duri della personalità dello stilista, come la sua mania per il controllo su ogni aspetto della sua vita, dentro e e fuori dell'atelier, o al non voler mai prendere pubblicamente posizioni politiche ad esempio contro il franchismo, per evitare ripercussioni sul suo lavoro.
La serie lancia anche lo sguardo sui legami più importanti nella vita di Balenciaga, da quelli con i compagni della sua vita all'amicizia non sempre facile con Coco Chanel o al rapporto mentore - stella in ascesa, fra amicizia e amore platonico - con Hubert de Givenchy. "Quello che più mi ha affascinato di Balenciaga è la forza del carattere e delle sue convinzioni - aggiunge Lourdes Iglesias - che ha dimostrato anche quando ha deciso di ritirarsi, semplicemente chiudendo la sua casa di moda, rifiutando le montagne di denaro che gli offrivano per cederne il controllo o per vendere il marchio (scelta che fecero più avanti gli eredi, ndr). Questo non vuol dire che mi piacciano tutte le sue scelte, ma ha una personalità di grande fascino, perché era profondamente onesto".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA