E' l'introduzione a un nuovo capitolo della lunga saga della maison Gucci la collezione donna in passerella oggi a Milano, disegnata dal team interno della maison, uscito in massa, a fine sfilata, a raccogliere gli applausi del pubblico in sala, a partire dai Maneskin, ospiti dello show insieme a colleghi come Florence Welch, Beth Ditto, Halle Bailey e Asap Rocky, seduti a fianco di attori come Dakota Johnson e Xiao Zhan, che le ragazzine inseguono in massa da una sfilata all'altra.
La sfilata si svolge nel cuore della Maison. Nel sancta sanctorum del Gucci Hub, gli ascensori trasportano le modelle attraverso l'edificio fino alla passerella, a illustrare il processo creativo che sta dietro a ogni nuova collezione: dagli archivi dove le idee si innescano, attraverso gli atelier dove si sviluppano, fino alla passerella dove si manifestano. Una circolarità creativa - evocata dalla pedana stessa - che si riflette nella collezione, una rilettura con gli occhi del presente proiettati al futuro della recente storia di Gucci, quella dei codici sensuali e sofisticati dell'era di Tom Ford, ma filtrati attraverso i colori elettrici e le decorazioni opulente di Alessandro Michele. Questa è una collezione di transizione: dopo l'addio di Alessandro Michele, che lo scorso novembre ha lasciato la guida creativa della maison, infatti, alla fine del mese scorso è stato annunciato il suo successore, Sabato De Sarno, che debutterà però solo a settembre. All'ufficio stile interno, quindi, il compito di traghettare Gucci dall'era - lunga 7 anni, dal 2015 al 2022, ma soprattutto libera e rivoluzionaria nel contaminare generi e referenze - così profondamente segnata dallo stile di Alessandro Michele al nuovo segno che lascerà De Sarno, che per oltre 10 anni ha lavorato fianco a fianco di Pierpaolo Piccioli da Valentino. La scelta del team creativo è stata quella di identificare l'identità del marchio ripercorrendo le epoche recenti della maison, dagli anni '90 ai 2010, fino ai giorni nostri. Una scelta personificata anche dal cast ed evidente fin da subito: non si può non pensare a Tom Ford - il texano che rilanciò Gucci nel 1994 e lo rese sexy e desiderabile per 10 anni - quando la sfilata si apre con un reggiseno in metallo con il logo GG tempestato di cristalli abbinato a guanti e gonna di raso nero. Il linguaggio erotico e glamour dello stilista texano - che aveva persino lanciato una campagna con una modella con i peli pubici rasati a formare la G di Gucci - viene però filtrato dal gusto dell'ultimo direttore creativo quando le seducenti longuette in tessuti trasparenti e pizzi preziosi, che ricordano la biancheria intima, si abbinano alle calze a rete dai colori fluo o alle pellicce di frange di cristalli, ai cappotti con i colli di pelliccia coloratissima, ai voluminosi copricapi in piuma. E poi c'è l' ultracentenaria storia di Gucci, i suoi codici, a fare da ponte tra un'era e quello che si vedrà a settembre, quando andrà in scena la prima collezione del nuovo direttore creativo.
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