"Non vedo la necessità di far
rientrare gli studenti a scuola il 7 gennaio, potrebbero
benissimo ricominciare il 10, ma solo se questi due giorni
servissero a garantire un ritorno in sicurezza magari attraverso
una campagna di screening a campione, altrimenti sarebbe solo un
giorno di vacanza in più". Lo dichiara all'ANSA l'assessore
dell'Istruzione della Regione Sardegna, Andrea Biancareddu,
intervenendo sulla proposta lanciata dal sindaco di Cagliari
Paolo Truzzu, che chiede sì il rintorno in classe il 10 ma uno
screening più ampio, di massa e volontario, un intervento che
rischia però di scontrarsi con la scarsità di test disponibili.
"Sono perché la scuola rimanga aperta, ho sempre pensato che
la didattica a distanza possa essere discriminatoria - chiarisce
l'assessore - ma credo anche che sia più realistica una campagna
a campione perché ultimamente - conferma Biancareddu - si
registra una carenza di tamponi". Ovviamente, ammette il
titolare dell'Istruzione in Sardegna, la recrudescenza dei
contagi a livello nazionale e regionale "deve portarci a fare
una riflessione, quindi posso anche arrivare a ipotizzare una
limitazione dei servizi mensa".
Tuttavia, ribadisce, "in nessun modo possiamo pensare alla
chiusura, prima di altri luoghi, della scuola, che non è il
luogo dove avviene la maggior parte dei contagi, oltretutto a
chiunque deve essere garantito il diritto allo studio, cosa che
in certi casi la dad ha eliminato a causa di spazi ridotti nelle
case degli studenti e non solo". Piuttosto, sottolinea
l'esponente della Giunta Solinas, "si continui nell'operazione
di portare i non vaccinati a non avere alternative al vaccino"
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