Guerra alle carceri da chi le
conosce bene. Non è una ribellione, ma una riflessione. Annino
Mele, ex primula rossa dell'Anonima sarda, trentuno anni nei
penitenziari di mezza Italia dopo la condanna all'ergastolo per
sequestri di persona e omicidio, a 67 anni ora è in libertà
condizionale. Ma l'uscita dalla prigione è stata soprattutto
interiore ed è arrivata molto prima: ieri sera era a Cagliari
per presentare il suo ultimo libro, "Il male dell'ergastolano.
Ovvero il tarlo della morte" (Edizioni Sensibili alle Foglie),
nell'ambito della rassegna Storie in trasformazione-Mutazioni.
Lí spiega, raccontando storie di vita vissuta dietro le sbarre,
perché la prigione non è la soluzione.
"Non ci rendiamo conto che stiamo diventando una società
repressivo-poliziesca - ha detto in un incontro con il pubblico
- Parallelamente anche la nostra società sta diventando sempre
più violenta. Dobbiamo trovare il modo di cambiare, di
migliorare questa società: il carcere non è la soluzione, si
deve fare di più per la prevenzione. Che cosa significa
continuare a spendere soldi per costruire le carceri? In altri
Paesi europei stanno distruggendo i penitenziari, in Italia no".
Il carcere, sintetizza nel libro, è una ferita della società.
Mele è pienamente consapevole del suo passato: "So che cosa è
l'isolamento e la privazione della libertà, anche io ho
contribuito a negarla ad altre persone".
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