Le Marche non sono più
un'isola felice per quanto riguarda la presenza della mafia,
eppure solo un marchigiano su cinque lo reputa un fenomeno
preoccupante e socialmente pericoloso. È uno dei dati principali
che emergono da LiberaIdee, il rapporto sulla percezione e
presenza delle mafie e della corruzione nelle Marche presentato
da Libera oggi a Senigallia, alla presenza del Procuratore
generale presso la Corte d'Appello di Ancona Sergio Sottani, del
presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo e di
Stefano Busi, della presidenza di Libera. Il questionario è
stato sottoposto a 300 persone che hanno indicato come attività
principali delle mafie nelle Marche il traffico di stupefacenti
(70%), lo sfruttamento della prostituzione (32%) e del lavoro
nero (31%), la corruzione dei dipendenti pubblici e gli appalti
truccati (entrambi al 20%). Un marchigiano su quattro dichiara
di conoscere personalmente qualcuno coinvolto in pratiche
corruttive (aver ricevuto o aver offerto tangenti e/o favori
indebiti), il che genera un sentimento di sfiducia e malcontento
rivolto per lo più a esponenti di partiti e governo. Citando la
relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, il
procuratore Sottani ha evidenziato come la regione sia
"appetibile per la criminalità organizzata", innanzitutto per il
riciclaggio di denaro sporco. Cambiano le modalità delle cosche
mafiose che secondo Sottani non si manifesteranno quasi mai in
modo tradizionale e violento nelle Marche ma operano soprattutto
in modo silente nel sistema degli appalti. "Le Marche sono
considerate a rischio come una regione che potrebbe divenire
presto una nuova frontiera dove le criminalità organizzate
potrebbero rivolgere i propri affari - ha dichiarato il
presidente dell'Assemblea legislativa Mastrovincenzo -, i reati
di stampo mafioso sono in aumento, come l'omicidio del fratello
del collaboratore di giustizia a Pesaro nel giorno di Natale:
episodio che deve farci riflettere e tenere alta la guardia
perché non siamo più un'isola felice". All'iniziativa erano
presenti i psrenti di Attilio Romanò, a cui è stato dedicato il
gruppo Libera di Senigallia: era un giovane imprenditore nel
settore della telefonia e informativa che venne ucciso nel 2005
dalla camorra a Napoli per un errore di persona.
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