(di Valentina Roncati)
Riparte dall'istruzione l'opposizione
del centrosinistra all'Autonomia e alle politiche del Governo.
Tutte e quattro le Regioni rimaste in mano al centrosinistra,
infatti, hanno impugnato o deciso di impugnare il cosiddetto
dimensionamento scolastico, concentrato nel Mezzogiorno, in
particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, a
causa del calo demografico e di una situazione preesistente più
complessa ma che riguarda tutta l'Italia. Ha iniziato la
Campania con il ricorso davanti alla Corte Costituzionale
presentato dal governatore Vincenzo De Luca che si è augurato di
essere seguito dagli altri governatori del Mezzogiorno. E oggi,
infatti, la Regione Puglia ha deciso di impugnare anche lei alla
Corte costituzionale la norma sul dimensionamento che prevede
l'accorpamento e la chiusura delle scuole con meno di 900
studenti iscritti. La Regione Puglia chiederà alla Consulta,
come già proposto da altre Regioni, "che sia dichiarata
incostituzionale la norma statale che costringerebbe tra l'altro
l'accorpamento di istituti scolastici sul territorio, causando
disagi sia all'utenza che ai docenti" e in Puglia l'accorpamento
di circa 60 dirigenze.
Anche Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd e
presidente della Regione Emilia Romagna, ha annunciato che nei
prossimi giorni annuncerà l'impugnazione del provvedimento del
Governo sui tagli alla scuola pubblica di fronte alla Corte
costituzionale. E così pure la Giunta Toscana due giorni fa ha
deciso di proporre ricorso alla Corte Costituzionale contro
quella norma della finanziaria, approvata nel mese di dicembre
dal Governo, sugli accorpamenti scolastici." Questo significa
che in Toscana gli accorpamenti portano a una riduzione del
personale di circa 40 unità tra le figure di vertice, oltre che
il personale e funzionari di alto livello nelle segreterie. E'
evidente che con 40 direttori in meno si vanno ad accorpare
istituti", ha spiegato il presidente della Toscana, Eugenio
Giani. Nel Lazio l'opposizione in Consiglio regionale,
capeggiata dal candidato di centrosinistra appena sconfitto alle
regionali, Alessio D'Amato, annuncia che chiederà "di rivedere
il provvedimento che penalizza la scuola pubblica e chiediamo
che anche la Regione Lazio, con la nuova amministrazione,
impugni il provvedimento del dimensionamento".
Critiche forti arrivano dal Pd: "Le prime scelte del governo
in materia di istruzione sono gravi e prefigurano un vero e
proprio attacco alla scuola pubblica. In particolare, la norma
sul dimensionamento scolastico determinerà, di fatto, la
riduzione, non solo delle sedi, che verranno inevitabilmente
accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e
dei direttori dei servizi generali e amministrativi, che saranno
quasi dimezzati rispetto ad oggi", hanno detto la capogruppo del
Pd alla Camera Debora Serracchiani e la capogruppo in
commissione Cultura Irene Manzi. Nettamente contrari pure i
sindacati. "Si scrive dimensionamento scolastico ma si chiamano
tagli", ha sintetizzato il segretario Flc Cgil, Francesco
Sinopoli.
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