"Le norme anti Covid non devono
intaccare i servizi essenziali previsti per i servitori dello
Stato". Lo afferma l'Associazione Vittime del Dovere in
relazione al fatto che le Forze dell'Ordine senza green pass
sono costrette a mangiare in luoghi non idonei non potendo fare
i pasti in mensa.
"Nel comprendere la necessità di adottare provvedimenti atti
a contrastare la diffusione del virus Sars Covid 19, tuttavia
siamo rammaricati di venire a conoscenza che tali norme
inaspriscono le restrizioni fino ad oggi vigenti, senza neppure
cercare soluzioni alternative che, sempre e comunque nel
rispetto delle necessarie misure di sicurezza, garantiscano i
diritti fondamentali di tutti i cittadini. Il pasto, così come
il servizio mensa, sono infatti servizi di prima necessità per
gli operatori delle Forze dell'Ordine e l'interpretazione assai
restrittiva dell'ultimo provvedimento approvato rischia di
essere illegittimo. Non di rado - ricorda l'Associazione nella
nota - il Giudice Amministrativo è intervenuto sull'argomento
riconoscendo un obbligo dell'Amministrazione di appartenenza di
rendere effettivo l'accesso alla mensa per il personale
impiegato in servizi che presuppongono la permanenza nel luogo
lavoro anche per il tempo occorrente alla consumazione dei
pasti ovvero adottando soluzioni alternative nelle ipotesi di
oggettiva impossibilità di accesso".
Pertanto non si può che rimanere perplessi in merito alla
situazione delle Forze dell'Ordine, poiché da una parte si
comprende l'intenzione di voler tutelare la loro salute,
dall'altra non ci si capacita di come il rischio di contagio
sia maggiore in una mensa, con i dovuti distanziamenti, rispetto
al rischio insito nel servizio stesso. Pertanto l'Associazione
Vittime del Dovere, facendosi parte attiva, rivolgerà le proprie
riflessioni alle Istituzioni affinché si possa trovare una più
decorosa soluzione che non preveda il dover consumare il
proprio pasto in aree poco consone. Queste soluzioni, non solo
rischiano di non avere gli effetti desiderati, ma ancora peggio
ledono la dignità e i diritti dei rappresentanti dei Corpi di
Polizia che, senza alcun indugio, offrono la propria vita in
nome di uno Stato, che dovrebbe a sua volta tutelarli", conclude
la nota.
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