Nasce un "patto" tra il sindacato e
gli ordini delle professioni sanitarie di Napoli con l'obiettivo
di "formare i giovani nel settore ed assumerli subito dopo,
dando ad essi una occupazione, ed alla città, alle prese con
carenze spaventose di organico che non consentono un
funzionamento ottimale degli ospedali, risorse intellettuali
utili per incrociare domanda ed offerta di salute all'altezza
della tradizione partenopea".
La Cisl Funzione Pubblica dell'area metropolitana, con il
leader Luigi D'Emilio, ed i presidenti dei quattro ordini più
numerosi, Teresa Rea per le professioni infermieristiche,
Francesco Paolo Esposito per i fisioterapisti, Franco Ascolese
per i tecnici sanitari di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta,
e, in rappresentanza delle ostetriche, Alessandra Iuliano,
intervenuti al convegno promosso dalla federazione - presenti il
numero uno regionale Lorenzo Medici, che ha moderato il
dibattito, concluso dal segretario nazionale FP Roberto
Chierchia - hanno convenuto su una esigenza da tutti ritenuta
prioritaria: evitare la migrazione verso il Nord dei giovani
formati qui. Il grido di allarme deriva dal fatto che "la
tendenza delle 'risorse intellettuali' specializzate a Napoli ad
andare al settentrione e a volte all'estero per le maggiori
opportunità professionali esistenti, rischia di diventare ancora
più accentuata se passa il disegno di legge sull'autonomia
differenziata, con la conseguente possibilità di contratti
regionali più appetibili, che amplierebbero ulteriormente il
divario esistente". D'Emilio cita alcuni numeri che indicano le
differenze attuali. "Oggi - dice - tra Napoli e provincia
abbiamo circa 20 mila infermieri, con una media pari al 3,3%,
mentre al Nord è al di sopra del 5%, 2500 fisioterapisti, ovvero
meno di 1 per ogni 1000 cittadini e 2600 tecnici di radiologia,
con la stessa percentuale. In compenso ogni anno le università
Federico II, Vanvitelli e Parthenope offrono al mercato del
lavoro oltre 1000 professionisti. Il nostro obiettivo è
impegnarli qui, riaprendo gli ospedali chiusi, utilizzando i 2
mila posti letto non funzionanti, aumentando i pronto soccorso a
partire dai due policlinici come prevede la legge, offrendo ad
essi certezza occupazionale e il giusto trattamento economico, e
riducendo al tempo stesso le liste di attesa abnormi che
ritardano in modo spaventoso le cure, spesso costringendo i
cittadini ad andare altrove, con ulteriori costi a carico della
Campania. Siamo fin d'ora pronti a discutere con tutti gli
interessati per raggiungere questo obiettivo". Gli ordini hanno
dato la loro disponibilità a percorrere questo cammino. La Cisl
FP nazionale e campana, con Chierchia e Medici, hanno espresso
il "sostegno dei due livelli della categoria alla proposta della
struttura di Napoli, ribadendo la necessità di aprire un
"confronto immediato con le istituzioni per individuare le
condizioni per una svolta nel settore, in grado di valorizzare
le energie professionali locali e rilanciare le importanti
strutture sanitarie esistenti, da sempre vanto e tradizione
consolidata del territorio".
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