Beni per circa 2,5 milioni di euro
sono stati confiscati dalla Polizia e dal Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Caserta a Nicola Ferraro, ex
consigliere della Regione Campania e imprenditore nel settore
dei rifiuti, ritenuto colluso con il clan dei Casalesi.
Le indagini hanno consentito di accertare come gran parte
delle attività e dei beni entrati nella disponibilità sua e
della sua famiglia fossero frutto dei profitti ottenuti dalla
stretta contiguità con la federazione malavitosa casalese. Tra
la Campania e il Lazio sono stati apposti i sigilli a beni
immobili e mobili come partecipazioni societarie, rapporti
finanziari e bancari e anche alle indennità e somme derivanti
dal vitalizio consiliare.
La confisca - divenuta definitiva - riguarda sette
fabbricati, tra Caserta e la provincia (Casal di Principe e
Arienzo), e nel basso Lazio (Gaeta e Formia, in provincia di
Latina), quote societarie riconducibili a due imprese attive nel
settore immobiliare e nel campo dell'ingegneria integrata,
un'autovettura e una moto, gli emolumenti e le indennità
percepite (inerenti l'intero periodo di consiliatura), per un
valore pari a 834.226 euro e il maturando vitalizio consiliare
(per il periodo postumo dal raggiungimento del sessantesimo anno
di età, da quantificare) alla Regione Campania, per un valore
complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
L'ex consigliere regionale è stato riconosciuto dal giudice
penale come imprenditore e politico colluso con i reggenti delle
fazioni Schiavone e Bidognetti dei Casalesi, almeno dal 2000 in
poi, e comunque già prima della sua elezione al Consiglio
regionale della Regione Campania (avvenuta nel 2005) asservendo
la sua attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti come
anche quella politica alle esigenze della mafia casalese,
ricevendo in cambio sostegno elettorale e per le sue imprese.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA