E' stato il prepotente desiderio di rivendicare la propria supremazia sul territorio ad armare la mano del branco che lo scorso 9 dicembre, a Napoli, nel quartiere "bene" del Vomero, ha accoltellato e ridotto in fin di vita un minorenne, picchiato insieme con quattro suoi amici all'uscita di un pub della zona. All'alba gli agenti del locale commissariato e della Squadra Mobile della Questura hanno eseguito ordinanze cautelari a carico di quattro minorenni ed un provvedimento di fermo nei confronti di un maggiorenne.
Un altro maggiorenne è stato denunciato a piede libero. I sei sono ritenuti autori della violenta aggressione che sarebbe potuta costare la vita del ragazzo. Fu salvato grazie a un delicato intervento chirurgico: oltre alle botte fu colpito con diversi fendenti al petto, sferrati con un coltello "a farfalla". A differenza degli altri finora individuati, secondo gli inquirenti il gruppo sgominato oggi ha caratteristiche più simili a quelle delle cosiddette baby gang. Innanzitutto rivendicano il proprio controllo sul territorio, che si estende dal Vomero e all'Arenella, anche a colpi di coltello; hanno un leader, che è stato identificato e bloccato; sono organizzati e determinati a farsi rispettare e la loro zona deve assolutamente essere "off-limits" per chi non ci abita.
Dieci giorni dopo il ferimento del minorenne, - è emerso dagli accertamenti - quattro dei sei ragazzi, tra cui anche colui che è stato identificato come il leader, sono stati denunciati. Viaggiavano in sella a degli scooter e non si sono fermati a posto di blocco della Polizia; gli agenti riuscirono comunque a bloccarli. Negli slip nascondevano due coltelli a serramanico. I sei ragazzi appartengono a famiglie difficili, alcune delle quali sbarcano il lunario per vivere. Sono tutti iscritti a scuola, anche se non frequentano le lezioni con regolarità. Malgrado la zona fosse carente di sistemi di videosorveglianza, gli investigatori sono riusciti comunque a ricostruire ciò che è accaduto quel tragico 9 dicembre. La baby gang è entrata in azione subito dopo essere venuta a conoscenza che i sei ragazzini non erano della zona. É bastato questo a innescare le violenze. Le vittime sono state accerchiate e poi, quando il leader ha dato il segnale, aggredite.
Tre dei cinque ragazzi presi di mira sono riusciti a fuggire; gli altri, invece, costretti a subire, uno addirittura addirittura l'accoltellamento che ha messo la sua vita in pericolo. Il cerchio sulla vicenda del 9 dicembre può ora ritenersi chiuso ma l'attività investigativa prosegue: non si esclude infatti che della baby gang facciano parte anche altri elementi, non ancora identificati, e che il gruppo sia l'autore di altri atti criminali simili. I più piccoli sono stati chiusi in un istituto penale minorile. Uno dei due maggiorenni è in stato di fermo, l'altro è stato denunciato a piede libero
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