Beni per 7 milioni di euro
sono stati confiscati dalla guardia di finanza e dai carabinieri
all'imprenditore Giuseppe Iannace, di 75 anni, ritenuto vicino
alla cosca Pesce di Rosarno. Il provvedimento è stato emesso
dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su richiesta
della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni
Bombardieri. Secondo gli inquirenti, l'imprenditore è un
esponente di spicco della cosca ed inserito nel tessuto
criminale rosarnese senza soluzione di continuità da oltre un
trentennio. Genero del defunto boss Peppino Pesce, infatti, la
figura di Iannace è emersa, nelle operazioni denominate
"Handover- Pecunia Olet" e "Faust".
La prima inchiesta, eseguita nell'aprile 2021 dalla guardia
di finanza e dai carabinieri del Ros nei confronti della cosca
Pesce, ha permesso di scoprire un vero e proprio accordo che
avrebbe consentito alla consorteria di gestire, in condizione di
monopolio, i remunerativi settori dell'indotto della grande
distribuzione alimentare e del trasporto merci su gomma. In
questo ambito, per la Dda, Giuseppe Iannace avrebbe ideato e
attuato un sistema di intestazioni fittizie volto a schermare la
sua posizione di reale dominus di beni illecitamente accumulati
e, al contempo, evitare l'applicazione di sequestri
patrimoniali, dei quali già in passato era stato destinatario.
Il tutto con il fondamentale supporto di un commercialista che
avrebbe curato gli aspetti tecnici.
L'operazione "Faust", eseguita dai carabinieri del Nucleo
investigativo di Reggio Calabria nel gennaio 2021, ha riguardato
invece la cosca Pisano, operante a Rosarno, la "società di
Polistena" e il locale di 'ndrangheta di Anoia. Con questa
inchiesta, la Dda è riuscita a dimostrare l'esistenza di una
fiorente attività di narcotraffico che, dal porto di Gioia
Tauro, finiva poi nelle mani di gruppi criminali in Campania,
Puglia, Basilicata e Lombardia. Il denaro frutto del traffico di
droga veniva poi reimpiegato in attività usurarie. I pm hanno
ricostruito, inoltre, diversi episodi di minacce e
danneggiamento in danno di commercianti a scopo estorsivo e
l'appoggio elettorale fornito dalla cosca Pisano ad alcuni
politici di Rosarno.
Nel processo "Faust" Giuseppe Iannace è stato rinviato a
giudizio per associazione di stampo mafioso e trasferimento
fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolazione
mafiosa.
Gli accertamenti eseguiti dalla guardia di finanza e dai
carabinieri hanno consentito di ricostruire il patrimonio
direttamente ed indirettamente nella disponibilità
dell'imprenditore, il cui valore sarebbe risultato
sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.
Proprio per questo, oltre a tutti i rapporti bancari e
finanziari riconducibili a Iannace, il Tribunale ha disposto la
confisca dell'intero compendio aziendale di una cooperativa
agricola, formalmente intestata a un prestanome, comprensivo di
2 terreni e di un immobile adibito ad uso commerciale e
industriale. Sono stati confiscati, infine, 4 fabbricati tra
Rosarno e Tropea e un'autovettura.
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