"Per essere una prima in
assoluto, possiamo dire che il successo del nuovo format è
andato oltre le aspettative". Il responsabile scientifico, Elia
Diaco, esprime la propria soddisfazione per il convegno,
articolato in due giorni, che ha visto giungere a Gizzeria
specialisti da ogni parte d'Italia confrontarsi su diagnosi e
terapie della malattia venosa cronica.
Il mix tra le tradizionali relazioni con slide e discussione e i
talk, nel corso dei quali gli esperti hanno dialogato con i
giornalisti, ha impresso al convegno un ritmo più vivace,
tenendo sempre alta l'attenzione della platea.
"Che io sappia - afferma Diaco - una formula così concepita non
ha precedenti. Visti i risultati, quindi, sicuramente la
riproporremo, integrando le interviste sul palco con i
contributi dei convegnisti in platea, per una maggiore
interattività. I talk ci hanno permesso inoltre di arricchire il
convegno con i contributi di colleghi di altre aree mediche, che
hanno ampliato i punti di vista. Penso alle interviste dei
professori Abenavoli e Perticone, dell'università di Catanzaro,
che hanno rispettivamente illustrato gli incroci tra la
gastroenterologia, la medicina interna e l'angiologia, che era
il nostro focus. Un modo assai efficace per dare contenuto al
cosiddetto approccio globale al paziente. Una buona pratica
spesso predicata e non altrettanto spesso praticata. Ma anche
un'opportunità in più di formazione per i giovani medici e gli
infermieri che hanno seguito i lavori".
Sul piano dei contenuti, il convegno é stata l'occasione per una
disamina completa di ciò che oggi offrono la diagnosi e la
terapia dedicate alla malattia venosa cronica, ma anche molti
elementi sul perché la patologia rischia di diventare
un'emergenza sociale, oltre che medica, e quindi sull'importanza
della prevenzione.
"Il contributo dato ad eventi come il nostro da personalità che
hanno fatto la storia dell'angiologia, penso a Claudio Allegra o
a Pier Luigi Antignani, ed il patrocinio delle società mediche
nazionali ed internazionali e dell'università - aggiunge Diaco -
rischiano di essere vanificati se tra le persone non cresce la
consapevolezza dei pericoli che si corrono. Una piccola vena
varicosa che si manifesta non è un problema estetico, ma il
segnale di allarme di un problema di salute che può degenerare
in qualcosa di molto serio se non si interviene per tempo. Oggi
disponiamo di un numero consistente di strumenti di diagnosi e
cura, ma niente di paragonabile rispetto all'importanza che
rivestono la prevenzione, attraverso un corretto stile di vita,
ed il controllo della malattia, se diagnosticata
tempestivamente, attraverso il medico. Parliamo di una patologia
insidiosa, diffusissima sin dall'età più giovane, ma spesso
all'inizio sottovalutata. È bene, dunque, che le persone
sappiano che l'alternativa è secca: porvi efficacemente riparo
per tempo o aprirsi alla prospettiva di una qualità di vita
compromessa per il futuro".
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