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Traffico di droga dall'Albania, 11 misure cautelari

Traffico di droga dall'Albania, 11 misure cautelari

Operazione dei carabinieri. Coinvolti vertici 'ndrine vibonesi

VIBO VALENTIA, 26 marzo 2024, 18:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Un'operazione è stata condotta stamani dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia, supportati dallo Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, dall'ottavo Nucleo elicotteri e da unità cinofile antidroga, per l'esecuzione di misure cautelari personali emesse dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, a carico di 11 soggetti. Gli indagati sono accusati di associazione finalizzata al trasporto, detenzione, vendita e cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina, marijuana e hashish, oltre all'acquisto e cessione di sostanza stupefacente.
    L'attività investigativa è la prosecuzione dell'operazione "Maestrale-Carthago" condotta contro le cosche di 'ndrangheta del vibonese e, secondo l'accusa, ha consentito di accertare il coinvolgimento nell'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, di elementi di vertice dei Locali di Mileto e Zungri, nonché i canali di approvvigionamento degli stupefacenti, che provenivano anche dall'estero, in particolare, dall'Albania, oltre ai canali di vendita anche fuori dalla Calabria, quali quelli diretti verso la Sicilia.
   L'uomo accusato di concorso nell'omicidio di Maria Chindamo, l'imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello scomparsa la mattina del 6 maggio 2016 davanti alla sua azienda a Limbadi ed il cui corpo sarebbe stato dato in pasto ai maiali e i resti triturati con un trattore, figura tra le 11 persone arrestate nell'operazione antidroga condotta stamani dai carabinieri di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Si tratta di Salvatore
Ascone, alias "Pinnularo". L'uomo è attualmente imputato davanti ai giudici della Corte d'assise di Catanzaro.
   Nell'inchiesta sulla droga, Ascone è accusato di avere svolto il triplice ruolo di finanziatore, promotore e organizzatore delle presunte attività illecite, ma non quello di partecipe del sodalizio, gestendo una specifica articolazione del gruppo che si occupava della fornitura dello stupefacente, vantando canali autonomi di approvvigionamento. L'uomo avrebbe rifornito stabilmente il sodalizio di ingenti quantitativi di droga, avvalendosi per tale attività dell'opera di intermediazione del figlio Rocco, del loro operaio Laurentiu Gheorghe Nicolae e del pentito Emanuele Mancuso il quale, a sua volta, in qualità di partecipe della specifica articolazione del gruppo, avrebbe fatto da intermediatore tra Giuseppe Antonio Accorinti, boss di Zungri, Michele Galati, ritenuto a capo della Locale di 'ndrangheta di Mileto e lo stesso Ascone.
   Oltre a Salvatore Ascone sono indagati il figlio Rocco, che secondo il gip svolgeva unicamente attività esecutiva delle direttive fornitegli dal padre, e Laurentiu Gheorghe Nicolae, il quale agiva alle dirette dipendenze del datore di lavoro anche per la cura degli animali. Entrambi i nomi emergono anche nell'inchiesta per l'omicidio di Maria Chindamo ma l'azione penale è stata esercitata solo per Salvatore Ascone, i cui terreni hanno l'ingresso di fronte a quello dell'azienda della donna, luogo in cui quest'ultima è stata sequestrata. Le telecamere poste proprio di fronte, nella proprietà dell'imputato, non hanno ripreso alcunché per via di un guasto che, secondo la Dda, è stato provocato poche ore prima proprio per nascondere i rapitori e assassini della 44enne.

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