Una verve incredibile, un
susseguirsi impetuoso di battute, aneddoti e ricordi che ha
entusiasmato il pubblico, che alla fine gli ha riservato un
applauso incontenibile. Enrico Brignano ha portato al teatro
"Politeama-Mario Foglietti" di Catanzaro il suo spettacolo
"Ma...diamoci del tu", scritto con Manuela D'Angelo, la
collaborazione ai testi di Alessio Parenti e le musiche
originali di Andrea Perrozzi.
Brignano ha ricevuto il "Riccio d'Argento" dell'orafo Gerardo
Sacco, premio ai Migliori Live d'Autore di "Fatti di Musica", il
festival, giunto alla trentottesima edizione, diretto da Ruggero
Pegna, che ha organizzato l'evento insieme alla Fondazione
Politeama.
L'artista romano, nel corso dello spettacolo, un vero e
proprio "one man show", ha dato dimostrazione delle sue enormi
capacità artistiche ma anche umane, ripercorrendo con sincerità
una carriera che gli ha riservato anche tanti no ma, al tempo
stesso, l'accoglienza e la valorizzazione da parte di importanti
personaggi dello spettacolo. Primo tra tutti Gigi Proietti, che
é stato per lui un vero maestro e punto di riferimento, ma anche
Maurizio Costanzo, tanto da essere stato ospite innumerevoli
volte del "Maurizio Costanzo show", e Lino Banfi, che lo volle
tra gli interpreti delle prime edizioni di "Un medico in
famiglia".
Il momento dello spettacolo che ha stupito maggiormente è
stato il lungo monologo in cui ha raccontato il suo incontro con
Samantha, una ragazza appena conosciuta, in una scomoda "500",
con lo sfondo del Colosseo, tra equivoci, ammiccamenti e
passioni. Oltre mezz'ora di divertimento allo stato puro.
Lo stesso Brignano racconta così il suo spettacolo. "Darsi
del tu, oggi - afferma - è ormai la prassi, mentre il 'lei'
sembra qualcosa di arcaico e formale. Per dire, quando ti
chiamano dal call center per discutere, che so, la tariffa
telefonica, oppure per proporti di investire l'eredità di 'pora
nonna' in criptovalute, usano il lei, probabilmente per renderti
più difficile mandarli a quel paese. Il 'lei' è burocratico, si
usa con le forze dell'ordine o al Comune, ma del resto il 'tu'
che lo sta sostituendo è vuoto, non porta con sé quella
confidenza vera, quella familiarità che intendo io".
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