La Dda di Catanzaro ha chiesto
il rinvio a giudizio di 25 persone nell'ambito del procedimento
denominato "Rinascita 3 - Assocompari" che verte sugli illeciti
perpetrati all'interno del clan di 'ndrangheta Bonavota di
Sant'Onofrio, nel Vibonese.
Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di
associazione mafiosa, svariate ipotesi di trasferimento
fraudolento di valori, truffa, impiego di denaro, beni o utilità
di provenienza illecita, ricettazione, violazione dei codici
della navigazione.
Figura centrale dell'indagine è quella di Giovanni Barone, di
54 anni, il quale, secondo l'accusa, "in diretto contatto con
esponenti di spicco della cosca si occupava personalmente,
rendendone conto all'organizzazione, del reimpiego e del
riciclaggio di denaro nonché della acquisizione o infiltrazione
di attività commerciali e società (preferibilmente in condizioni
di difficoltà o dissesto economico-finanziario) in Italia
settentrionale (Piemonte, Liguria e Lombardia) ed all'estero, in
particolare in Ungheria, Inghilterra ed in Russia, utilizzate
anche al fine di rilevare in tutto o in parte ulteriori società
o di creare occasioni di lavoro (reali o fittizie) per esponenti
del sodalizio e consentire loro di acquisire potere decisionale
di fatto all'interno di tali realtà imprenditoriali e disporre
di risorse economiche indebitamente sottratte dai fondi delle
aziende infiltrate, ovvero frutto di truffe internazionali e
fatte confluire nelle società controllate dall'organizzazione
attraverso complesse operazioni di riciclaggio".
Insieme a Barone sono considerati appartenenti alla 'ndrina
di Sant'Onofrio anche Basilio Caparrotta, di 62 anni, Basilio
Caparrotta (52) e Gerardo Caparrotta.
Nell'inchiesta sono confluiti anche soggetti di origine
bulgara per i quali i sostituti procuratori della Dda Annamaria
Frustaci, Antonio De Bernardo e il procuratore facente funzioni
Vincenzo Capomolla hanno deciso di procedere separatamente.
Il gip Sara Merlini ha fissato l'udienza preliminare per il
prossimo 14 dicembre.
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