La Procura della
Repubblica di Reggio Calabria ha presentato appello contro il
proscioglimento disposto dal gup, Vincenzo Quaranta, nei
confronti di sei agenti della polizia penitenziaria accusati di
essere stati i responsabili del pestaggio, avvenuto nel gennaio
del 2022 in carcere, ai danni di un detenuto, Antonio Peluso, di
30 anni, di Napoli, considerato un esponente di spicco della
camorra.
Il gup, a conclusione dell'udienza preliminare, svoltasi il
23 settembre scorso, aveva rinviato a giudizio otto imputati,
sei agenti di polizia penitenziaria, tra cui il comandante,
Stefano La Cava, un medico ed un infermiere del carcere, con
l'accusa di tortura e lesioni personali aggravate, mentre aveva
disposto il non luogo a procedere nei confronti di altri sei
agenti, Alessandro Gugliotta, Carmelo Vazzana, Diego Ielo,
Angelo Longo, Stefano Munafò e Antonino Biondo. Decisione
motivata dal fatto che questi ultimi, secondo il gup, avrebbero
partecipato sì al pestaggio "ma solo con una presenza passiva -
aveva scritto il giudice nella sentenza - e non partecipativa
alle azioni violente". Gli agenti prosciolti, aveva scritto
inoltre il giudice, "non hanno compiuto, in alcun momento, atti
di violenza ai danni del detenuto Peluso".
Contro la sentenza del gup, la Procura ha presentato ricorso,
sottoscritto dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto
Stefano Musolino e dal sostituto procuratore Sara Parezzan, alla
Corte d'Appello, chiedendo che il provvedimento del gup "venga
dichiarato nullo e vengano rinviati a giudizio tutti gli
indagati".
Secondo la Procura, in particolare, nella sentenza del
giudice "difetta l'indicazione della formula di proscioglimento
e non si comprende per quale motivo gli imputati siano stati
prosciolti".
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