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Deloitte-Confindustria, come puntare sulla green tech italiana

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Deloitte-Confindustria, come puntare sulla green tech italiana

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In collaborazione con Deloitte

La domanda è di 118 miliardi l'anno. Serve un piano decennale

Roma, 23 ottobre 2023, 17:59

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Una strategia sulle green tech italiane, domanda da 118 miliardi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una strategia sulle green tech italiane, domanda da 118 miliardi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una strategia sulle green tech italiane, domanda da 118 miliardi - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con Deloitte

Una via italiana alla decarbonizzazione che tenga insieme sostenibilità ambientale, economica e sociale è possibile e le maggiori imprese indicano come tracciarla. Il primo punto è un orizzonte decennale per una politica industriale "concreta e stabile" che dia certezze alle imprese per investire, rafforzi la filiera italiana delle tecnologie verdi e accresca così anche la sicurezza energetica di lungo periodo del Paese. L’indagine "La competitività nelle tecnologie verdi, una nuova politica industriale per le imprese italiane", condotta da Confindustria e Deloitte e presentata a Roma, ha interpellato le principali aziende coinvolte e raccolto le loro proposte.

Con gli obiettivi di decarbonizzazione del piano energia e clima la domanda italiana di tecnologie green nei prossimi 7 anni sarà di circa 118 miliardi di euro l'anno secondo le stime del Governo, un’opportunità definita dal report "senza precedenti per chi si farà trovare pronto a fornire queste tecnologie". "Il nostro Paese ha gli strumenti necessari per eccellere in questi campi", ha dichiarato il ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei, indicando la necessità di "ripensare il modello di sviluppo industriale, coniugando i target di sostenibilità con lo sviluppo della competitività e la capacità produttiva delle filiere" per far fronte all'emergenza climatica. Intanto il governo è al lavoro sul decreto energia, che contiene interventi come gli aiuti sull'autoproduzione di energia rinnovabile per le imprese energivore.

Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha detto di essere ormai arrivati a rivedere "le virgole" del provvedimento che "avrà tanti elementi rilevanti" e alcuni che "riguardano correzioni di percorso". Il decreto è stato definito "molto importante e molto atteso da imprese e famiglie" dal presidente del gruppo tecnico Energia di Confindustria, Aurelio Regina. Regina si è fatto portavoce delle richiede delle imprese dicendo che “la politica di incentivi non deve essere a pioggia, rischiando di andare a beneficio di produzioni a basso costo extra Ue, ma deve favorire invece lo sviluppo di una capacità produttiva, cioè filiere strategiche in grado di intercettare la domanda di nuove tecnologie green".

Questo appello è stato accolto dalla sottosegretaria al ministero delle Imprese e del made in Italy, Fausta Bergamotto, che ha annunciato a breve, probabilmente entro la fine del mese, l'approvazione alla Camera della legge delega sugli incentivi, già votata al Senato, e definito "fondamentali" le proposte di schemi di incentivo collegati al risultato energetico e di incentivi per crescere che abbiamo una visione strategica" promettendo di tenerne conto. Tra le priorità su cui intervenire, il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, ha segnalato la necessità di accelerare sugli accumuli per le energie rinnovabili: al 2030 saranno necessari per 80 Gigawattora ma la trafila per ottenere i permessi è "sempre terribile".

Re Rebaudengo ha anche illustrato il lavoro in corso con il ministero dell'Ambiente per definire le regole per l'eolico offshore, su cui l'Italia ha "un buon posizionamento" tecnologico, e far partire la tecnologia. I costi sono "ancora alti", ha riconosciuto il presidente di Elettricità futura, ma potrebbero crollare come è successo per il fotovoltaico negli ultimi dieci anni. La mole di risorse per la decarbonizzazione al 2030 è colossale ed è stimato dall'Iea in 600 miliardi solo per tecnologie come l'eolico, il solare, le batterie, gli elettrolizzatori e le pompe di calore e in totale in oltre 4.500 miliardi di dollari. L'Ue e l'Italia rischiano però di non beneficiarne a pieno visto che sono a oggi importatori di tecnologie rinnovabili, mentre la Cina detiene oltre il 60% della produzione globale nel solare e nelle batterie.

Per rafforzare la filiera italiana delle tecnologie verdi, dall'indagine di Confindustria e Deloitte, che è stata condotta su un campione di aziende aderenti a Elettricità Futura, Anie e Anima, emerge prima di tutto la richiesta di snellire gli iter burocratici, che sono "uno dei principali ostacoli" agli investimenti. In particolare per l'eolico i ritardi segnalati raggiungono 5-7 anni per gli impianti sulla terraferma e fino a 14 anni per quelli offshore, a largo sul mare. Per le imprese è fondamentale, inoltre, il potenziamento della filiera del riciclo nell’ambito delle tecnologie sostenibili, riconosciuta dalle aziende quale eccellenza e opportunità strategica per l'industria italiana.

 

 

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