La propensione a partecipare ad una
Comunità energetica rinnovabile (Cer) raggiunge quasi il 60% tra
i cittadini e il 56% tra le imprese. Su entrambi i target una
quota consistente, il 19%, si dichiara molto propenso. Anche
l'85% delle diocesi ritiene che le Cer possano incidere
positivamente in termini di aumento dell'energia rinnovabile
prodotta in Italia. Sono soprattutto le imprese a vedere le
Comunità energetiche come uno strumento attuabile in tempi brevi
(il 41% pensa che si affermeranno nei prossimi 5 anni). E'
quanto emerge da un'indagine di Ipsos presentava a Mantova nel
corso di un convegno dela Fondazione Symbola di Ermete Realacci.
Tre imprese su quattro hanno sentito parlare delle comunità
energetiche (75%), e nella popolazione circa una persona su sei
(15%). E' solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto
di Cer, il 32% delle imprese, ma ben il 47% dei referenti
diocesani. Le principali opportunità nel partecipare a una Cer,
secondo la popolazione, sono il risparmio e la garanzia di
indipendenza e sicurezza energetica sul territorio, citate quasi
a pari merito. Tra le imprese le principali opportunità
individuate sono i vantaggi sulla bolletta energetica (62%), il
ritorno in termini di immagine (25%) e la possibilità di rendere
più solido il legame con la comunità locale e il territorio
(20%).
Si rileva ancora scarsa informazione sulle modalità e sui
tempi di realizzazione e sulla entità degli investimenti
economici che lo strumento richiede, seguiti dalla difficoltà
nel cambio di mentalità, dall'incertezza del quadro di norme e
adempimenti burocratici.
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