Senza investimenti urgenti i Paesi
del Sahel potrebbero andare incontro ad un aumento delle crisi
climatiche con una crescita del riscaldamento, da qui al 2080,
fino a 4,3 gradi. In un tale scenario le inondazioni, la siccità
e le ondate di calore devastatrici cancellerebbero l'accesso
all'acqua, al nutrimento e ai mezzi di sussistenza, amplificando
i rischi di conflitti e spingendo le popolazioni a fuggire ad
abbandonare le loro case, con un aumento delle migrazioni. Una
realtà comune, secondo l 'Onu ai dieci paesi del Sahel: Burkina
Faso, Cameroun, Gambia, Guinea, Mali, Mauritania, Niger,
Nigéria, Sénégal e Tchad dove le comunità dipendono
dall'agricoltura e dalla pastorizia che sono molto vulnerabili
ai cambiamenti climatici. L'insicurezza alimentare è già in
crescita in queste zone e alla lunga i raccolti di mais, miglio
e sorgo sono destinati a diminuire a causa degli choc climatici.
"L'aumento delle temperature e le condizioni meteorologiche
estreme nel Sahel stanno esacerbando i conflitti armati, che
stanno già distruggendo i mezzi di sussistenza, aumentando l'
insicurezza alimentare e causando sfollamenti", ha dichiarato
Andrew Harper, Consigliere speciale dell'UNHCR per l'azione per
il clima. "Solo un massiccio intervento per mitigare l'emergenza
climatica può ridurre la crisi umanitaria attuale e futura", ha
aggiunto. Dunque la situazione è grave ma, secondo l'Onu, molto
si può fare per mitigare gli effetti catastrofici dei
cambiamenti climatici perchè il Sahel è dotato di abbondanti
risorse naturali. La regione si trova su una delle più grandi
falde acquifere dell'Africa e ha un immenso potenziale di
energia rinnovabile, compresa l'abbondante capacità di energia
solare. La regione può contare inoltre su "una popolazione
giovane e dinamica" sottolinea l'Onu. Quasi il 65% dei saheliani
ha, infatti, meno di 25 anni. Servono dunque misure coraggiose
di mitigazione e adattamento climatico per sostenere i paesi e
le comunità del Sahel, "ma queste soluzioni richiedono un forte
impegno e dedizione da parte di tutti, con risposte politiche
proattive e di impatto" conclude l'Onu.
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