Sostituire le microplastiche con la
seta: è l'idea di un gruppo di ricercatori del Massachusetts
Institute of Technology (Mit) che in uno studio pubblicato sulla
rivista Small propone di sostituire le sottilissime plastiche
usate in moltissimi ambiti, ad esempio per incapsulare i
principi attivi di alcuni farmaci e integratori, con le fibre di
scarto della lavorazione della seta biocompatibili per l'uomo.
Le microplastiche sono diventante nel tempo uno dei maggiori
problemi ambientali dovuto all'uso della plastica:
microparticelle possono infatti prodursi in modo 'accidentale'
dalla decomposizione di materiali più grandi oppure dall'usura,
ad esempio dai vestiti con fibre sintetiche, oppure essere
impiegate direttamente ad esempio nei dentifrici oppure per
incapsulare i principi attivi dei farmaci, vitamine o
integratori alimentari. Si tratta di filamenti microscopici che
facilmente entrano nella catena alimentare e proprio per questo
dovranno essere completamente eliminate entro il 2025
dall'intero mercato europeo. Una possibile soluzione per quanto
riguarda l'incapsulamento dei farmaci potrebbe arrivare dagli
scarti di lavorazione della seta: le fibre poco utili per l'uso
tessile possono essere lavorate infatti per produrre
sottilissime pellicole biocompatibili e svolgere la stessa
funzione dei polimeri della plastica. Una tecnica, spiegano i
ricercatori, a basso costo e che facilmente scalabile negli
impianti industriali. Si stima che in Europa le microplastiche
aggiunte nei prodotti rappresentino all'incirca il 15% di tutte
le plastiche disperse nell'ambiente e soluzioni come questa
proposta dal Mit potrebbero dare un contributo importante per la
loro eliminazione completa.
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