Per combattere l'inquinamento degli
oceani a causa dei rifiuti marini, o "marine litter", in
prevalenza di plastica, il ricorso a metodi di intelligenza
artificiale, robotica, "machine learning", automazione, analisi
di big data e modellistica, rappresenta il più efficace
strumento di prevenzione. Lo afferma uno studio internazionale -
guidato dall'Helmholtz-Zentrum Hereon (Germania) a cui ha
partecipato l'Istituto per lo studio degli impatti antropici e
sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio nazionale
delle ricerche di Genova, pubblicato sulla rivista Nature
Sustainability, che ha analizzato tutte soluzioni innovative
messe in campo a livello globale per prevenire, monitorare e
rimuovere i rifiuti marini selezionandone 200. Lo rende noto il
Cnr.
Il "marine litter" è un'emergenza globale, ricorda il Cnr: si
stima che circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti sia entrata
negli oceani tra il 1990 e il 2015, di cui la maggior parte
sembra essere plastica. Bottiglie alla deriva, sacchetti,
mascherine chirurgiche abbandonate sulle spiagge o tra le onde:
sono solo alcune delle immagini che ci mostrano l'attuale
contaminazione dei nostri mari e oceani.
Le soluzioni selezionate, spiega Chiara Gambardella,
ricercatrice di Cnr-Ias, "prevedono l'utilizzo di droni, robot,
nastri trasportatori, reti, pompe o filtri a seconda dell'area
di applicazione: aree costiere, superficie del mare, fondo degli
oceani. Ad oggi molti ricercatori hanno utilizzato approcci
tecnologici simili, ma questo studio rivela come in futuro sarà
importante ricorrere a soluzioni integrate, basate su
intelligenza artificiale, robotica, automazione, machine
learning, analisi di big data e modellistica". La comunità
scientifica, aggiunge, "sembra concentrare la propria ricerca
principalmente sul monitoraggio dei rifiuti marini, mentre le
Ong agiscono più sul fronte della prevenzione: la sinergia tra
diversi promotori, invece, si focalizza principalmente sulle
tecniche di rimozione". "Pochissime soluzioni sono diventate una
realtà tecnologica o sono presenti sul mercato", aggiunge la
ricercatrice.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA